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ARCA PROGJET Arca progjet Jolly Records 2018 ITA

Dopo anni di attività con gli Elektradrive, band hard rock/AOR torinese, il batterista Alex Jorio decide di prendersi una pausa e dà vita, assieme a Sergio Toya (voce), Carlo Maccaferri (chitarra), Gregorio Verdun (basso) e Filippo Dagasso (tastiere), a questo progetto ispirato decisamente al Progressive Rock. Il nostro pare fare sul serio, peraltro: oltre a chiamare come ospiti sul disco gente come Mauro Pagani, Gigi Venegoni e Arturo Vitale, c’è alle spalle un lavoro concettuale che riprende alcune idee giovanili di Jorio riguardo un’ipotetica arca che viaggi nello spazio alla ricerca di un nuovo mondo ove poter ricominciare tutto con il patrimonio di buona musica che idealmente viene trasportato.
Le 11 canzoni abbastanza brevi, salvo due punte che toccano i 7 minuti, contenute nell’album si presentano con uno stile in equilibrio tra un Prog classico dalle sonorità piuttosto brillanti, con sonorità moderatamente hard e AOR e una caratteristica comunque di facile ascolto, ancorché non contraddistinta da pezzi banali e con un moderato ricorso a ritornelli orecchiabili. A tratti vengono da fare accostamenti con gli Ayreon, anche per le caratteristiche molto teatrali, quasi da opera rock, di alcuni brani (“Neanderthal”), altre volte sono senz’altro da apprezzare armonie e atmosfere più complesse (“Sulla Verticale” o la conclusiva -per la versione in LP- “Pozzanghere di Cielo”) ma in generale i brani sono ariosi e scivolano via agilmente, già a partire da quello di apertura (“Arca”), dedicato peraltro esplicitamente a John Wetton.
A volte, come si diceva, l’aspetto pop rock prende il sopravvento e, pur non scadendo quasi mai nella banalità, ci troviamo ad ascoltare brani dai refrain affabili e fruibili; è il caso ad esempio di “Cielo Nero”, mentre nella successiva “Delta Rendezvous” non fatichiamo a fare accostamenti addirittura con qualcosa dei Pooh degli anni ’80.
E’ impossibile comunque non riconoscere la professionalità dei musicisti coinvolti e la riuscita, dal punto di vista tecnico, diciamo, dell’album. I suoni sono brillanti e puliti e le orchestrazioni riempiono adeguatamente gli spazi sonori, dando l’impressione di una produzione di alto livello. Per quanto riguarda l’ascolto è innegabile che in gran parte l’album sia divertente e ben equilibrato. Il fatto che a momenti lo sbilanciamento verso atmosfere pop sia preponderante costituisce solo un piccolo punto debole, a mio parere.



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Alberto Nucci

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