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FRACTAL MIRROR Close to vapour Bad Elephant 2018 NL

In continua evoluzione, i Fractal Mirror giungono al quarto disco con “Close to vapour”. Influenzati inizialmente dagli artisti della casa discografica 4 AD, a partire dai classici Japan e David Sylvian, nonché dal new-prog inglese degli anni ’80, trovano modo oggi di non perdere quei punti di riferimento e di provare a movimentare ulteriormente la loro proposta. Nulla di troppo cervellotico in realtà: come buona parte dei gruppi prog olandesi, anche i Fractal Mirror restano ancorati ad una musica che non perde mai di vista l’aspetto melodico, anche nei brani più lunghi o più ritmati. Già l’incipit “Mind the gap” mostra un andamento abbastanza allegro e diretto, ma non si fa mancare cambi di tempo e di atmosfera. A seguire, possiamo ascoltare ballate lunatiche à la David Bowie come “Book” e “Snow”, episodi di space-rock eredi dei primi Porcupine Tree (“Beyond the pale” e “White sounds”), pop-rock elegante derivante dai R.E.M. (“Silver” e “Hey you”), echi di new-prog con interessanti digressioni strumentali (“Close to vapour” e “Tabula rasa”), fino a ritoccare le atmosfere oniriche della 4 AD miscelate ad un elegante prog romantico nella conclusiva “The ever rain”. Insomma, le influenze sono tante e variegate, ma l’abilità del gruppo permette di incanalarle in un discorso musicale abbastanza omogeneo, che si lascia ascoltare con grande scorrevolezza. Questa è senza dubbio una qualità importante, perché oggi è sempre più difficile mescolare le carte e trovare un percorso che non risulti confusionario. Certo, non stiamo parlando di geni e di musica davvero sorprendente, ma i dieci brani che possiamo ascoltare in questo lavoro sono tutti godibili e ispirati. A tenere le redini dei Fractal Mirror oggi c’è la coppia formata da Leo Koperdraat (voce, chitarre, mellotron, tastiere, flauto) e Frank Urbaniak (batteria e percussioni), che si avvale del prezioso apporto di Brett Kull degli Echolyn, pronto ad accompagnarli con le sue capacità polistrumentali ed anche in fase di produzione, nonché dell’ospitata del tastierista Ed van Haagen, uno dei membri originari della band. Il prodotto offerto si presenta professionale e infarcito di musica valida, ma, come accennavamo, l’impressione è che manchi quel quid che permetta di emergere in un mercato sì di nicchia, ma sempre più sovraffollato.



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Peppe Di Spirito

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