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CORDE OBLIQUE Back through the liquid mirror Dark Vinyl Records 2018 ITA

Fin dagli esordi della sua attività, nel 1999, quando scelse di utilizzare il nome Lupercalia, il chitarrista e compositore napoletano Riccardo Prencipe ha cercato una miscela sonora particolare, senza fossilizzarsi su generi precisi puntando su forme musicali “canoniche”. Dal 2005 ha ribattezzato il suo progetto Corde Oblique e si è aperto a numerose collaborazioni con esponenti di spicco della scena dark-gothic. Ma il suo spirito di ricerca gli ha permesso di proseguire per la sua strada, puntando su un processo di contaminazione che rende la sua proposta ricca di personalità. E dopo tredici anni intensi a nome Corde Oblique, ecco la pubblicazione di “Back through the liquid mirror”, un lavoro registrato in un giorno dal vivo in studio in cui vengono rivisitati alcuni cavalli di battaglia, con l’aggiunta di due cover. Avrete già capito da queste righe introduttive che è difficile imbrigliare la musica di Prencipe in confini ben definiti. Il brano che apre il cd, “Arpe di vento”, è già molto indicativo dell’arte di Prencipe: un’apertura acustica con la chitarra in primo piano, sensazioni malinconiche, poi l’entrata in gioco dell’aggraziata voce di Annalisa Madonna, fino all’inserimento della sezione ritmica, che vivacizza il tutto, prima del rallentamento finale, nel quale spicca anche il violino. E’ solo l’inizio di un viaggio sonoro molto elegante, che vede protagonista una musica capace di unire elementi classici e da camera, folk, prog, dark-ambient e persino melodie e ritmi della tradizione partenopea che stravolgono il contesto e che sono stravolte dal contesto. Ogni traccia meriterebbe un approfondimento specifico, ma non ci possiamo prolungare troppo e ci limitiamo a ribadire che la struttura fantasiosa ed arguta dei brani proposti, unita alle finezze di timbri in prevalenza acustici sono i pregi principali di “Back through the liquid mirror”. Certo una menzione speciale per due strumentali, “Papavero e memoria” e “Suono su tela”, che sembrano il risultato di uno strano, ma appassionante mix di Anthony Phillips e Pink Floyd, sulle nostre pagine vogliamo farla. Aggiungiamo che in un disco dalle molteplici sfaccettature vengono mutuate dal progressive soprattutto le caratteristiche relative ai cambiamenti ritmici, alle accelerazioni, all’influenza della musica classica e ai passaggi strumentali a volte prolungati e pronti a variazioni di atmosfera. Dicevamo anche di due cover. Una è “Flying” degli Anathema, proposta in una veste quasi classicheggiante, merito soprattutto del violino; l’altra è la conclusiva “Kaiowas”, tratta addirittura dal repertorio dei Sepultura, che assume una dimensione completamente diversa rispetto all’originale. L’inventiva e la preparazione di Prencipe sono indubbie e questo album, introdotto nei comunicati stampa come una reinterpretazione del repertorio scelto “attraverso lo specchio liquido del presente”, è davvero una bella presentazione del progetto Corde Oblique. Volendo cercare il pelo nell’uovo potremmo dire che si ha l’impressione che forse ci sia stata un po’ troppa fretta e la registrazione immediata, pur dando quel bell’impatto live, ha portato anche ad una produzione con suoni un po’ “chiusi” che non sempre fanno risaltare le belle dinamiche. Resta comunque un lavoro validissimo, non certo il classico cd di cui si legge nelle recensioni di siti dedicati al progressive rock, ma che può trovare estimatori sia tra i seguaci del genere, sia a chi apprezza sonorità raffinate e malinconiche.



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Peppe Di Spirito

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