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TACITA INTESA Faro autoprod. 2018 ITA

Secondo album per gli aretini Tacita Intesa a quattro anni dal debutto, omonimo, che, seppur acerbo, aveva fatto intravvedere buone potenzialità da parte della band. “Faro”, il titolo del nuovo lavoro, ha avuto una lunga gestazione causa i numerosi impegni personali che hanno coinvolto i cinque membri del gruppo ed a un cambio all’interno della line up che vede ora Davide Boschi alla batteria al posto del dimissionario Pasquale Balzano. “Faro” non è un concept album, pur avendo un tema portante, quello del viaggio, che essenzialmente racchiude le prime quattro tracce. Le altre cinque sono invece slegate tra loro ed affrontano argomenti diversi: dal quadro futurista di Boccioni “La città che sale”, che chiude l’album, all’inondazione di birra (!) che colpì un quartiere di Londra agli inizi del XIX secolo (“Onda nera”) o, ancora, all’esclamazione di gioia che segue una scoperta scientifica (“Eureka”).
L’inizio della raccolta è affidato a “Polena”, un frizzante brano “imparentato” con la PFM di “Celebration” e di… ”Ulisse”… a dimostrazione della conoscenza delle pietre miliari dei seventies. Ma senza tralasciare le forme più snelle odierne che, talvolta, possono rendere più attraente un album (approccio simile, ci pare, a quello di un altro gruppo italiano quali i FEM ed il loro recente “Mutazione”).
Molto belle le tracce “gemelle” “Solaris” e “Terra”, entrambe con un bel punch e che fanno emergere le qualità strumentali e melodiche della band. In “Cometa”, che narra la storia d’amore tra due sonde spaziali, con un ritornello riuscitissimo, gli incastri chitarre-tastiere e l’elegante sax di Leonardo Beltramini, a fornire un essenziale apporto, abbiamo un ulteriore esempio della felice creatività del gruppo con un sound moderno e spigliato. “Grazie Sears”, dopo una breve introduzione acustica, va a flirtare con un deciso hard rock in cui le chitarre di Alessandro Granelli e di Filippo Colongo fanno la voce grossa.
Il vorticoso inizio di “Eureka” (un po’ alla Rush…) precede il cantato di Granelli. Il brano si mantiene sempre “vivo” con un refrain subito memorizzabile, un paio di corposi “solos” ed un grande apporto ritmico di Thomas Crocini (basso) e della new entry Davide Boschi (batteria). Il risultato: un bel new prog all’italiana…
“Massacramenti” (dall’unione di massacri e sacramenti) ha anch’esso un inizio soffuso per poi assumere un piglio più deciso con le tastiere di Daniele Stocchi in evidenza. Finale ancora sommesso affidato alle chitarre acustiche. “Onda nera”, probabilmente il brano meno immediato dell’album, presenta delle complesse trame strumentali che sorreggono il cantato di Granelli. Con “La città che sale” tornano le suggestioni tipiche delle prime e molto coinvolgenti tracce.
“Faro”, l’avrete capito, è un ottimo esempio di progressive rock cantato in italiano, con sfumature hard rock e new prog, ben confezionato e altrettanto ben suonato. Un titolo che va ad aggiungersi ad altre interessantissime produzioni che hanno scandito un 2018 ricco di testimonianze sonore di ottimo livello. E molte di loro provengono proprio dalla bistrattata scena italiana…



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Valentino Butti

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