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TWELFTH NIGHT Sequences autoprod. 2018 UK

Ci sarebbero un po’ di cose da dire sul perdurante sfruttamento, diretto o indiretto, del materiale e del nome di questa band cardine del Prog britannico degli anni ’80… ma preferisco soprassedere.
La lunghissima “Sequences” apparve per la prima volta su disco in versione strumentale nel primo album dei Twelfth Night, “Live at the Target”. Susseguentemente all’entrata nel gruppo di Geoff Mann vennero da questi aggiunte delle liriche e “Sequences” divenne uno dei brani simbolo della band, costituente il clou di tutti i loro concerti. Le liriche che l’ispiratissima mente di Geoff scrisse narravano la storia di un giovane ragazzo che, tormentato dalle delusioni e disillusioni della vita, decide di arruolarsi nell’esercito, sperando che questo possa dare una svolta alla propria vita. Le esperienze militari, la bieca ed umiliante disciplina e, in ultimo, le esperienze dirette della guerra lo porteranno ad amare riflessioni sull’inutilità di questa sua scelta e a dare un nuovo senso al significato della propria vita. In questa forma la canzone venne inclusa nell’album “Live and Let Live”, album dal vivo pubblicato dalle registrazione di una serie di concerti che, come sappiamo, rappresentarono l’addio di Mann stesso dal gruppo. E’ curioso quindi notare che questa canzone così importante nell’economia della band non abbia mai avuto una registrazione in studio. Su questo particolare i rimanenti membri della band si sono interrogati e, in occasione della celebrazione del centenario della fine della 1a Guerra Mondiale, hanno pensato di rimediare a questa mancanza.
Dicevo dei membri della band… In questa registrazione solo Andy Revell e Brian Devoil, della storica line-up, sono della partita. Accanto a loro ci sono Mark Spencer, già nei LaHost e Galahad e che già da un po’ collabora con la band, poi Dean Baker, tastierista anch’egli nei Galahad, ed infine il bassista Andy Faulkner, già con Walking On Ice e Jump.
Quest’album contiene 3 tracce: la versione con liriche, la versione strumentale e una versione, di circa 10 minuti, intitolata “Interpretations”. Non c’è molto da dire sulle prime due: la voce di Spencer, sebbene lontana anni luce dalla carica drammatica ed interpretativa di Mann, fa comunque il suo onesto dovere e semmai c’è da notare la strumentazione e l’interpretazione musicale un po’ troppo pulita rispetto a quanto ricordiamo della canzone; ovviamente questo sarebbe in parte successo anche con un’eventuale registrazione in studio fatta all’epoca. Troppa è la carica emotiva che viene scatenata dalla canzone eseguita dal vivo per non perderne neanche un grammo in una versione da studio. Apprezziamo quindi quanto ascoltiamo in quest’album, almeno da un punto di vista prettamente musicale, questa nuova versione caratterizzata da un’eccellente ed energica performance, con la tecnologia messa al suo servizio senza inficiare lo spirito originale della canzone.
Ovviamente occorre puntualizzare che la versione strumentale non è semplicemente la versione con liriche da cui sono state semplicemente rimosse le parti cantate: come nella versione su “Live at the Target” ci sono delle parti strumentali in più che riempiono i vuoti della voce mancante e che donano alla traccia un aspetto cinematico e narrativo.
Due parole anche sull’ultima traccia: divisa in tre parti (intitolate “Your Country Needs You”, “I'm So Scared” e “Homecoming”), questa ci porta su territori ben più contemplativi in cui Baker riprende alcuni dei temi dalla canzone e li interpreta con tatto ed emozione su pianoforte e tastiere. Spiace dirlo ma, benché piacevole, la traccia costituisce poco più di un riempitivo.
A conti fatti, tralasciando, come dicevo all’inizio, ogni considerazione extra musicale, l’album è comunque un’attrazione troppo forte per un fan dei Twelfth Night. La doppia riproposizione di questo storico brano si è concretizzata in maniera soddisfacente e sicuramente rispettosa dell’originale, perdendo forse parte dell’energia originale ma acquisendo pulizia e forma. Nonostante tutto non sono per niente pentito di averla ascoltata.



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Alberto Nucci

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