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POCKET SIZE Immortality: Cleaning the mirror vol. 2 Mill Hill Productions 2018 SVE

Quando si pensa al prog Svedese viene in mente il Progg… quello con 2 g, quello che vede i suoi albori con il disco “Monument” di Hanssonn e Karlsson, e che s’è andato via via sviluppando tra psichedelia, jazz rock, folk e hard prog. In questo solco, tralasciando la componente folk e prediligendo la componente jazz rock, si inseriscono i Pocket Size, capitanati dal chitarrista e compositore Peter Pedersen. “Immortality: Cleaning The Mirror vol.2” è il 5 album della band svedese, attiva dal 2010, ed è il secondo di una trilogia che vede nel precedente “Vemod:Cleaning The Mirror vol.1” il primo capitolo.
Come il primo volume anche questo secondo è suonato principalmente live, davanti ad uno sparuto numero di spettatori; a giudicare dagli applausi saranno sì e no una decina. Il disco, come già detto, guarda senza indugio e vergona al passato, a nomi storici del Progg svedese come il già citato Bo Hansson, i Fläsket Brinner e i Kvartetten Som Sprängde, ma anche verso alcuni mostri sacri britannici come King Crimson e Soft Machine. A farla da padrone, oltre alla chitarra di Pedersen, troviamo uno Hammond assassino di Hanssoniana memoria, suonato da Leo Linberg, e il sax di Kristian Brink che spesso si mette in contrapposizione con quest’ultimo, rubandogli più volte la scena (ascoltare ad esempio “Cyclopes and Pine Trees”). Un buon lavoro lo svolge anche la sezione ritmica che, grazie anche alla dimensione live della proposta, mantiene un bel groove molto anni sessanta/settanta. La dimensione live si addice particolarmente al loro sound abbastanza asciutto e non troppo complesso. L’album, interamente strumentale, soffre di una certa ripetitività, in alcuni brani la band svedese tende a perdersi un po’ per strada, tirandola troppo per le lunghe (vedi ad esempio “Clarvoyant”). In linea di massima i musicisti danno il meglio di loro ma è nei brani più tirati come “Thee Who Emerge at Dawn” dove sanno essere molto più coinvolgenti e trascinanti. Mi avrebbe sicuramente fatto più piacere un sound un po’ più sporco ma nel complesso il disco ha un bel sound molto vintage, che farà sicuramente piacere a tutti gli appassionati nostalgici, e si lascia ascoltare con piacere. Rimane il solo dubbio che alla lunga possa venire un po’ a noia.



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Francesco Inglima

Collegamenti ad altre recensioni

POCKET SIZE Vemood: Clearing the mirror, volume 1 2016 

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