Il secondo CD di questa band americana è in realtà il primo vero album, dato che in precedenza erano stati immessi su supporto digitale un paio di vecchi demo-tapes che il gruppo ha registrato alcuni anni fa. Il risultato che possiamo adesso ascoltare denota quindi una coerenza ed una compattezza dei brani che non abbiamo potuto riscontrare in passato. Se nel primo disco la musica proposta era un new Prog gradevole, ma senza troppo spessore; non pop, ma leggero come una piuma. In queste otto canzoni (durata media 8 minuti) invece, possiamo godere di un po' di sostanza in più: spesso le ritmiche sono hard (vedi la traccia intitolata "Renfield", molto simile ai primi IRON MAIDEN) e il gruppo cerca di rifuggire le tentazioni marillioniane dei suoi inizi per un sound che, ad ogni modo non può dirsi proprio originale. Il risultato è piacevole a tratti e in alcuni episodi: la già citata "Renfield", la melodica "Junk drawer", la conclusiva "The wayfarer" (forse la migliore del lotto). Un discorso a parte merita la mini-suite "Existential crisis", divisa in (più o meno) tre movimenti; essa però non risulta una composizione unitaria, essendo i suoi tre movimenti piuttosto distinti l'uno dall'altro, senza un filo logico musicale che le unisca, pur essendo apprezzabili se presi distintamente. Metto pollice verso invece per la sdolcinata "Don't ruin the memory", mentre apprezzo solo alcuni passaggi di "Soul Windows (version 3.1)" (ah ah...) e di "Change my mind", due pezzi discreti ma non eccelsi. Questo giudizio lo posso estendere a tutto quanto l'album: pur apprezzando i tentativi ed i progressi che il gruppo ha effettuato, la struttura dei brani mi sembra patire non poco ancora una certa inesperienza dal punto di vista compositivo. C'è di peggio, ovviamente, ma l'America ultimamente ci aveva abituati a dei gruppi ben più incisivi. Tutto questo va detto però confidando positivamente in questo gruppo che, va detto, ha i mezzi per migliorare ulteriormente.