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ENCHANT A blueprint of the World Dream Circle 1993 USA

Primo ed interessante album di questa nuova band americana. Via il dente, via il dolore, quindi dirò subito che 5 canzoni delle 9 presenti nel CD sono state prodotte da un certo Steve Rothery. Non aspettatevi però qualcosa di troppo simile allo stile MARILLION; gli ENCHANT si inseriscono nel filone di quel rock Progressive che si incrocia con uno hard melodico non esasperato il quale, al momento attuale, ha tra gli esponenti più noti i connazionali MAGELLAN. Nella musica degli ENCHANT però, a differenza del gruppo californiano, (oh, perbacco... anche gli ENCHANT sono californiani...) predomina l'aspetto melodico, per cui si può facilmente parlare di AOR progressivo. Giunto finalmente a questa inquadratura che ci permette di identificare ed etichettare questo nuovo gruppo (questa è una pratica molto in voga tra noi scribacchini, dato che semplifica il lavoro e permette a chi legge di individuare a colpo d'occhio se l'articolo in vendita è interessante per i loro gusti. Fine della parentesi), posso passare a descrivere più minuziosamente gli aspetti salienti di "A blueprint of the world", un disco solare, spensierato, senza giri strani o cerebralità che impongono un forte grado d'attenzione per rendersi partecipi della musica proposta. Non si tratta tuttavia di un disco banale: possiamo godere della presenza lungo tutto il percorso di riff di chitarra interessanti, aggressivi nei pezzi più tirati, i quali tra l'altro sono i più interessanti, a mio giudizio, più melodici altrove. Ecco, proprio la chitarra (ed anche un po' il tono vocale di Ted Leonard) fa pensare a qualcosa dei JADIS, mentre le tastiere, che certamente si sentono ma che non sono invadenti, sono più MARILLION-style, pur senza assoli vertiginosi. Una parola specifica per la batteria, la quale pur in presenza di un drummer piuttosto creativo, soffre il livello di registrazione troppo alto che la porta spesso a sovrastare gli altri strumenti; unico neo questo di una produzione molto professionale, a dispetto della quasi autoproduzione la cui strada il gruppo ha dovuto intraprendere. Un album gradevole, in sostanza, sicuramente superiore alla media, che sa offrire una giusta via tra un new Prog ben fatto ed il rock di fàcile digeribilità di classico stampo da pomp-rock americano. Molti saranno gli appassionati che avranno già capito di potersi permettere le 30 carte di questo CD.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

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