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KINO Picture Inside Out 2005 UK

Il mondo del Prog è rimasto orfano dei Transatlantic ed aveva bisogno di un nuovo supergruppo. Ecco che la prontissima Inside Out (ormai difficile non considerarla una major...) mette insieme un nuovo quartetto di stelle, tutte inglesi stavolta, da offrire in pasto ai proggers affamati di emozioni di facile digestione. John Mitchell degli Arena, Pete Trewavas dei Marillion, Chris Maitland (ex) dei Porcupine Tree e John Beck degli It Bites si riuniscono nei Kino e danno vita a quest'album composto da 10 tracce dai connotati sovente molto radiofonici e fruibili, con buone armonie qua e là ed ottima, ma su questo non c'era dubbio, sapienza tecnica. Quel che stupisce in fondo è la coesione che i quattro sembrano aver raggiunto da subito, con elementi riconoscibili provenienti da ognuna delle band di provenienza, armonizzati e mescolati con buoni risultati; non sembra quasi di ascoltare un supergruppo, con musicisti che riescono a comporre e registrare un album racimolando tempo ed energie dalle loro attività principali. Anche la coesione stilistica sembra essere stata raggiunta senza colpo ferire; forse perché è facile trovarsi d'accordo quando si tratta di fare soldi, diranno i maligni. In effetti l'album pare che stia andando piuttosto bene in nord Europa; non avevo alcun dubbio su questo.
Dicevo comunque che l'album e la musica in esso contenuta appaiono molto ben strutturati e ben composti; di questo va dato atto soprattutto a John Mitchell, che sembra quasi rappresentare l'asse portante dei Kino, che si produce ottimamente alla chitarra e sfodera una voce che negli Arena non possiamo apprezzare ma che gli estimatori potranno godere ascoltando The Urbane, l'altra band di John. Tuttavia sarebbe scorretto non affermare, a grandi lettere, che "Picture" è sì il prodotto di un supergruppo di musicisti Prog, contiene sì alcune armonie e melodie godibili ed apprezzabili da un pubblico Prog non troppo esigente o non alla ricerca di trame sofisticate, ma che appunto si tratta principalmente di un lavoro nettamente rock. Questo non è di per sé un male e rimane quanto di buono ho scritto sopra su quest'album. Non è tutto sommato un caso che le canzoni più Prog del lotto siano anche le più lunghe, più precisamente la prima e la penultima, rispettivamente di 9 e 7 minuti. Tutto molto di facile approccio e dal risultato apprezzabile e divertente.

 

Alberto Nucci

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