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LIFT Caverns of your brain Guiness 1977 (Syn-Phonic 1990) USA

La storia di questo "Caverns of your brain", unico LP prodotto dalla band statunitense dei Lift, è piuttosto strana. Composto inizialmente nel 1973, esso non fu mai pubblicato dalla band per motivi di carattere eminentemente finanziario, ma fu anzi oggetto di una edizione illegale in tiratura iper-limitata e senza il minimo consenso da parte del gruppo, ben 4 anni più tardi. La stessa band è rimasta ignara di questa stampa praticamente fino all'altro ieri! Tale speculazione ha ovviamente reso quest'album una delle maggiori rarità nell'ambito del prog statunitense.
Adesso, grazie ad un'adeguata ristampa, l'LP in questione è nuovamente disponibile per tutti coloro che fossero interessati all'ascolto. Tale ristampa si fregia oltretutto della cover che il gruppo aveva originariamente intenzione di utilizzare per l'LP che, ovviamente, non compare nella stampa del 1977. I titoli stessi dei brani, inoltre, non corrispondono completamente con quelli della precedente stampa.
L'impressione che ho ricavato dall'ascolto del CD è stata quella di trovarmi di fronte ad un gruppo che talvolta manifesta una certa carenza in ambito compositivo, pur suonando a discreti livelli qualitativi. Quello che si nota fin dal primo brano è una certa ripetitività di fondo che in più parti del disco procura qualche affaticamento nell'ascolto. "Simplicity", primo brano dell'LP, manifesta questo difetto in maniera palese anche se, onestamente, vi sono dei fugaci momenti che illuminano e vivitalizzano il brano, momenti incentrati su tastiere che talvolta assumono sonorità che ricordano lontanamente i Genesis.
In generale posso affermare che si tratta di un lavoro un po' grezzo per l'anno in cui vedevano la luce tra i più grandi capolavori di progressive. Una nota di demerito la meritano, a mio avviso, anche i cantati, molto semplici, ed anche quando lo strumentale riesce a salire di tono, questi non si dimostrano all'altezza. La palma del brano più bello va sicuramente al secondo "Caverns", dall'inizio un po' cosmico, con quei rumori musicali che mi ricordano quelli di "The lamb...", cui segue uno sviluppo più melodico con chitarra (ben suonata) co-protagonista assieme al piano. Gradevole anche "Buttercup boogie" che, pur manifestando il difetto della ripetitività (soprattutto nella ritmica), non mi sento di condannare. Si tratta di un brano con qualche venatura hard, con tastiere-organo un po' sullo stile Jane. Chiude l'album "Tripping to the rainbow", che gode dell'inserimento di belle tastiere.
L'impressione finale è quella di trovarsi di fronte ad un'opera di media qualità: non si tratta di un capolavoro ma nemmeno di un brutto disco e, come tale, può senz'altro meritare l'acquisto.

 

Giovanni Baldi

Collegamenti ad altre recensioni

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