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KAIPA Mindrevolutions Inside Out 2005 SVE

Il nuovo album dei Kaipa conferma la line-up di "Keyholder", con il ruolo di lead vocalist distribuito abbastanza equamente fra Patrik Lundström e Aleena, Roine Stolt e Hans Lundin, della vecchia guardia, alle tastiere e alla chitarra ed ancora una volta Jonas Reingold al basso e Morgan Ågren alla batteria. Anche l'artwork richiama direttamente l'album precedente con un disegno di Jan Ternald che ripropone lo stesso personaggio che già abbiamo visto ritratto su "Keyholder", anche se in realtà questo nuovo CD non è affatto il suo sequel. La formula musicale, neanche a farlo apposta, ripropone abbastanza fedelmente suoni e caratteristiche sfruttati ampiamente un paio di anni prima, con un songwriting forse più pianeggiante e lineare, senza troppi cambi di tempo o arzigogoli. Già dalla prima traccia possiamo verificare questa semplificazione: "The Dodger", a parte una sferzata iniziale, si assesta su temi musicali spiccatamente radiofonici e orecchiabili, con cori ammiccanti e quasi da stadio gestiti con grande disinvoltura dalla voce performante di Patrik. I temi musicali sono stati studiati per essere ricordati e presentano spesso una silhouette snella. I suoni dominanti sono quelli delle tastiere con registri ed atmosfere scelte da un Lundin che si tiene alla larga da soluzioni troppo complesse. "Electric Leaves", la seconda traccia, è qualcosa che ipoteticamente potrebbe divenire il tormentone di turno dell'estate: una canzone allegra e disimpegnata, cantata a due voci, che invita quasi al ballo, sempre supportata da sonorità vintage e sinfoniche. "Shadows of Time" è la solita ballad interpretata dalla voce romantica di Aleena, nelle fasi iniziali, a cui si aggiunge in seguito quella di Patrik. Un ruolo chiave è svolto proprio dai ritornelli che costituiscono una sorta di tenace ancoraggio nella mente dell'ascoltatore. Ritmi cadenzati e ballabili non vengono risparmiati neanche in "A Pair of Sunbeams", una sorta di Salsa Prog alleggerita da cori che ci ammoniscono sul fatto che possiamo comprare tutto col denaro ma non un vero amore (concetto molto originale). E' interessante notare che, sulla base di soluzioni piuttosto semplici e poco impegnative, sono appena percettibili spunti e accenni al vecchio repertorio della band. Si possono apprezzare sequenze di basso di buona fattura e assoli di chitarra puntuali, fatti di poche note ma inanellate con buon gusto: tutti gli elementi di pregio, bisogna dirlo, ma purtroppo ampiamente diluiti.

A discostarsi un po' dalla media sopraggiunge la suite che dà il titolo all'album, della durata di quasi 26 minuti (sembra che non dovesse essere inclusa in questo CD): la sequenza iniziale ci fa fare un piacevole salto nel passato, con soluzioni più ricche e avventurose. La complessità, mai comunque sopra soglia, viene tuttavia sopraffatta dal consueto mare di melodia e cantabilità, anche se un parziale riscatto avviene in varie fasi della canzone. Da qui in poi l'album scivola via attraverso una serie di pezzi di atmosfera, dominati soprattutto dalle capacità vocali dei due cantanti. "Timebomb" appare appena più vivace ma si tratta comunque di un pezzo decisamente leggero e fruibile, se non addirittura banale. "Remains of the Day", con i suoi 8 minuti, rappresenta il pezzo di uscita... anche se a volte viene la tentazione di utilizzare le uscite di emergenza attraverso una precoce interruzione dell'ascolto. I toni sono questa volta cupi con ruvide sequenze di chitarra elettrica e tastiere.

In conclusione mi sembra che il gruppo abbia scoperto che esiste una potenziale ed ampia fetta di pubblico che possa fare un po' di spazio nella propria collezione di CD anche per i Kaipa. Dopotutto la band non si discosta molto dal precedente album, di cui vengono rievocati i tratti essenziali, ma si percepisce un certo inaridimento delle idee con una conseguente ripetitività di fondo. Dopotutto l'album non è da buttare: soprattutto la prima metà regala momenti di ascolto piacevoli. Non mi sento comunque di consigliarlo al di fuori della cerchia di chi ama un certo tipo di Prog arioso e disimpegnato.

 

Jessica Attene

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