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MAGIC PIE Motions of desire Progress Records 2005 NOR

Dopo la torta di frutta abbiamo un altro dolce progressivo che promette di rivelarsi magico. In realtà la ricetta è più semplice di quanto si possa immaginare: il gruppo di Moss, in prossimità di Oslo, si è formato con l'intenzione di creare musica progressiva ispirata ai meravigliosi anni Settanta ma influenzata anche dalle tendenze prog moderne. Nella traccia di apertura ("Change"), della durata di ben 20 minuti, le intenzioni dichiarate si concretizzano in un brano semplice nei suoi schemi compositivi, caratterizzato da venature hard-rock-blues, suoni ruvidi e cori cantabilissimi che inneggiano ad un futuro migliore. Sono riconoscibili qua e là riferimenti (non solo culinari) ai connazionali Fruitcake ma anche al Prog americano alla Spock's Beard. Se degli anni Settanta la band ha ricalcato i suoni vintage, sicuramente non ne ha saputo cogliere lo spirito di ricerca: la musica si sviluppa senza fretta e senza troppi scossoni, attraversando uno alla volta vari paesaggi musicali come in una folkloristica passeggiata in calesse, evitando brusche accelerazioni, inversioni ed in generale grosse emozioni. La title track, questa volta di minutaggio più contenuto, è un linearissimo brano di Prog melodico, basato essenzialmente su linee vocali distese. L'impalcatura dei brani è in generale semplice e modulare, ancorché aggraziata, e qua e là troviamo sprazzi tastieristici ed assoli di chitarra di valore, anche se prevale in generale il senso del prefabbricato piuttosto che del progetto architettonico. I suoni in definitiva sono quelli giusti, le scelte melodiche sono raffinate e ben ponderate, tuttavia si sente la mancanza di qualcosa. "Full Circle Poetry" rompe un po' la monotonia con una serie di ritmi reggae, accanto ai soliti riff e coretti: la trovata comunque non aggiunge nulla alla piattezza generale della composizione che, a parte il tappeto strumentale in chiusura, si trascina abbastanza leziosa e pigra. Come nelle migliori tradizioni, non poteva mancare la suite: "Illusion and Reality", spalmata su 3 tracce, copre 18 dei 74 minuti totali. Anche in questo caso abbiamo graziosi temi musicali, accostati gli uni agli altri, in cui si perde però la prospettiva generale della composizione. In conclusione questo album appare piuttosto accattivante, realizzato con semplicità e con cura ma non brilla in quanto a creatività ed emozioni, dando l'impressione di un'opera costruita praticamente a tavolino... o sulla tavola della cucina, come preferite: un po' come il cuoco che rovesciò la torta di mele e la chiamò "Tarte tatin", un dolce diverso in apparenza, semplice e gustoso nella ricetta... ma pur sempre una torta di mele, nel bene e nel male!

 

Jessica Attene

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