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RING OF MYTH Weeds Unicorn Records 2005 USA

I Ring of Myth sono la classica band che cerca di incorporare più stili musicali possibili senza badare troppo a creare un senso logico alla propria musica, pur non privi di un certo malsano talento i Ring of Myth mi hanno lasciato parecchio perplesso, in particolare per la strana e bruttina voce del bassista Danny Flore, troppo aspra e fragile per risultare gradevole... "Weeds", titolo che ci lascia qualche supposizione sulle attività ricreatorie preferite di questi tre musicisti statunitensi, è il secondo cd dei Ring Of Myth, power trio basso-chitarra-batteria dalle forti ascendenze Yes; senza nascondersi dietro ipocrite inibizioni compositive i Ring Of Myth hanno avuto il coraggio di lanciarsi nella scrittura di brani elaborati e complessi, purtroppo il livello compositivo è tutt'altro che lineare, infatti "Weeds" è un continuo scorrere fra alti e bassi, un alternarsi di momenti di sciatteria e noia compositiva ad attimi di ispirazione pura. E' giusto osservare come "Weeds" sia stato inciso in maniera piuttosto diretta, senza particolari sovraincisioni, immagino per ricreare giusto l'attitudine live della band. Come ho già accennato, i Ring of Myth partono da una base musicale ispirata agli Yes per spaziare in generi musicali assai eterogenei, come del resto richiede il genere: idee strumentali ispide ed aggressivamente crimsoniane non lontante dagli Anekdoten, specialmente nel guitar work del chitarrista Geroge Picado, qualche accenno prog-metal sparso ed una discreta e beffarda attitudine citazionista (...il coro di "Soft Disguise" è un mezzo plagio dei Beatles di "She's So Heavy"). Di "Weeds" ho apprezzato certe atmosfere notturne, aliene e lievemente "drogate", "Blue Stem" e "Soft Disuise" sono fra i pezzi decisamente più intriganti, però il livello artistico è davvero a livelli altalenanti per dare un giudizio completamente positivo su questo album, non fosse per le vocals di Flore, talvolta così al limite del ridicolo... In definitiva, è vivamente consigliato un ascolto preventivo per farsi un'idea precisa su questo disco tanto stravagante quanto scostante.

 

Giovanni Carta

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RING OF MYTH Unbound 1996 

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