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CRAZY WORLD Crazy world Ranch/Spinefarm 2005 FIN

Si tratterebbe tecnicamente di un supergruppo al 100% finlandese, in realtà è un progetto dettato soprattutto dalla voglia di fare musica insieme divertendosi, cosa che traspare da ogni singola nota. Sono coinvolti lo schizzatissimo cantante dei Five Fifteen, Mika Järvinen, Esa Kotilainen, tastierista dei Wigwam, Anssi Nykänen (Pekka Pohjola, Jukka Tolonen) alla batteria, Lauri Porra (Stratovarius) al basso e Timo Kämäräinen alla chitarra. Non aspettatevi nulla di particolarmente sinfonico, anche se fra gli strumenti troviamo Moog, Mellotron e Hammond B-3: gravitiamo infatti nel mondo del grande hard rock classico del passato, con chiari riferimenti a Led Zeppelin (compare anche una tiratissima cover di "Good Times, Bad Times", altre canzoni invece, senza essere delle cover vere e proprie rubano a piene mani, come "Sölversborg Afternoon" che somiglia incredibilmente a "Black Dog"), Deep Purple (ascoltate ad esempio "Long Hair Wildman Rides Again" con tanto di assolo alla Jon Lord) e Beatles, chiamati in causa soprattutto per la loro profonda vena melodica. Le canzoni sono molto semplici nella loro struttura, basate su un songwriting fluido e costellate di cori e ritornelli accattivanti e cantabili. Si passa da spensierate party songs, come nel caso della movimentata "Old Tambourine", che invita quasi a ballare sui tavoli, a ballads sognanti come la struggente "Poor Alice" con i suoi cori a più voci in stile America. Nella loro spensieratezza troviamo canzoni ben curate ed arrangiate, con suoni caldi e vibranti e coinvolgenti fin dal primo ascolto. Non è difficile lasciarsi irretire da questo album: le note sono quelle che possiamo trovare facilmente nella nostra memoria di rockettari, il feeling è quello giusto e le liriche sono di quelle che impari praticamente già da subito e che ti ritrovi a canticchiare nei momenti e nelle situazioni più impensate, come la graziosissima track di apertura in cui il nostro protagonista chiede alla sua amata che le sue ceneri siano sparse al vento. Niente bianco marmo: just ashes pronunciato con delle S sibilanti e sospirate sulla base di una chitarra acustica sognante e una bel sottofondo di Mellotron (questa è in effetti la canzone dove si sente di più). Questa è la traccia di apertura di un concept che inizia dalla fine della storia (ascesa e caduta di un musicista dai lunghi capelli) che viene narrata come flashback: alla fine del CD, dopo qualche minuto di silenzio, troviamo infatti lo stesso brano inserito come traccia fantasma a chiudere il cerchio. Un dischetto divertente ma ben fatto, da ascoltare in maniera disimpegnata.

 

Jessica Attene

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