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MINDGAMES Actors in a play autoprod. 2006 BEL

L'album d'esordio della band belga fu un mezzo disastro, come potete leggere dalla recensione su queste stesse pagine. Questa seconda opera si presenta in maniera senza dubbio molto più positiva, testimoniando che gli anni che sono passati non sono stati vani. "Actors in a play" si presenta come una collezione di 6 brani, dalla durata compresa tra i 7 minuti scarsi e i 12 abbondanti, con un filo conduttore (ma non parlerei di concept) che è quello di rappresentare altrettanti personaggi, come fossero interpreti di una recita. Musicalmente il gruppo si pone ancora sui binari del new Prog, ma lo fa questa volta in maniera molto più incisiva, costruendo brani dinamici e ricchi di variazioni, situazioni quasi umoristiche e un continuo variare di accelerazioni e momenti più tranquilli, con belle strumentazioni, una registrazione più che decente ed arrangiamenti ben congegnati; non si può chiedere molto di più da un album autoprodotto. Oddio… forse si potrebbe chiedere che la musica dei Mindgames, complice anche la timbrica del cantante Bart Schram, non ricordi così tanto i Pendragon ed anche gli Abel Ganz, talvolta ai limiti del plagio (ascoltare per credere il brano "Dramatis persona")! Molti degli ascoltatori ne avranno abbastanza di gruppi che clonano i grandi nomi del Prog quali Genesis, Crimson Camel etc, quindi la prospettiva di un ennesimo clone, che oltre tutto prende a riferimento gruppi che a loro volta vengono additati per gli stessi motivi, può essere davvero troppo. Tuttavia, si può dire che i Mindgames prendono solo il meglio dai Pendragon e che comunque il risultato, archiviata la pratica originalità, è ad ogni modo gradevole e divertente, senza molte cadute di tono. L'approccio del gruppo è proprio buono in effetti, al di là delle considerazioni fatte sopra: in effetti il CD è da annoverarsi tra le migliori uscite in stile new Prog degli ultimi 10 anni. Le due lunghe tracce che chiudono questo piacevolissimo album ("Royalty in jeopardy" e, in modo particolare, "Both sides of the show") sono oltretutto delle belle composizioni che poche perplessità fanno sorgere sulla effettiva validità raggiunta da questo gruppo; la prima ha connotati molto teatrali e presenta un'alternarsi di situazioni che hanno dell'istrionico, mentre la seconda è molto raffinata e chiude alla grande il CD. A volte è difficile provare più di un annoiato apprezzamento per album come questo, anche se divertenti; in questo caso i Mindgames sono riusciti a stupirci.

 

Alberto Nucci

Collegamenti ad altre recensioni

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