Home
 
FREE LOVE Official bootleg vol. 1 – Concert 2005 Sapporo Vital Records / Poseidon 2006 JAP

I Free Love sono un gruppo Giapponese, fanno un rock di derivazione acido hard psichedelico in buona parte strumentale. Il breve prodotto che abbiamo in recensione (quattro brani per circa 35 minuti) è il documento della prima parte di un concerto tenutosi a Sapporo lo scorso 1° ottobre 2005. Diciamo innanzitutto, avendo ascoltato anche alcuni brani in studio, che la dimensione live non dovrebbe essere la prediletta del gruppo o, per lo meno, vista la forte penalizzazione sonora data dalla modesta qualità audio di questo lavoro, verrebbe da pensare che si poteva evitare la proposta. Ma in fondo già il titolo parla di Official Bootleg, quindi le pretese del recensore potrebbero essere messe in secondo piano.
Il libricino, dalla copertina molto psichedelica e floreale, ci riporta indietro di molti anni e ci dice che il gruppo è composto da quattro elementi dai soliti nomi cacofonici giapponesi distribuiti su voce e chitarra/organo e synth/basso/batteria.
Il brano di apertura del concerto è “Long Way to Kashmir”, un hard blues in 6/8 con buone aperture d’organo, qui e là Deep Purple, qui e là Pink Floyd prima maniera, nemmeno 4 minuti, ma di più sarebbero stati sbagliati. “Spiral” è il secondo brano, ipnotico nel suo incedere, chitarra e tastiere all’unisono separati dalla solita terza maggiore, qualche errore nella ritmica, ma niente cazziate, la tecnica non manca. Due strani stacchi d’organo che mi riportano alla mente Hackett di Spectral Mornings. Prima parte tutto sommato non male, ma tendente al monotono girando attorno alla sola idea iniziale. Più movimentato il finale dove saltano fuori ritmiche agitate e ricchezza di accordi sullo stile più tipico di un prog più duro un po’ alla Uriah Heep. Il terzo brano del mini lavoro, “Maze of Psycho” è fatto di circa 8 minuti di cose hard e accenni di Zeuhl, nemmeno troppo riusciti. Il pezzo si apre in atmosfera di free improvisation con batteria scoordinata che piano piano raccoglie un ritmo per appoggiarlo ad un organo brutalmente distorto e un basso che, seppur di buon pregio, tenta di emulare un Bernard Paganotti, ma senza, ovviamente, averne doti e fantasia. Parte la lirica: testo molto psichedelico in aria floydiana e cantato un po’ fuori dalle righe. Altro intermezzo strumentale duro, tirato, molto hard, molto John Lord. Aria indo per la lunga “Shangri-La”, quasi 15 minuti, per un brano ancora in atmosfera seventies tutto sommato pregevole, a parte un cantato che se fosse affidato ad un vocalist “vero” avrebbe fatto la differenza. Molto meglio le parti strumentali anche se in chiaro sentore déjà-vu.

 

Roberto Vanali

Collegamenti ad altre recensioni

FREE LOVE Apocalypse 2006 

Italian
English