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EQUILIBRIO VITAL Kazmor el prisionero Color 1984 (Musea 2006) VEN

Dopo la ristampa del debutto discografico, Musea si occupa anche del secondo e ultimo LP inciso dalla storica band venezuelana anche se, a dire il vero, uscirono a nome Equilibrio Vital altre due opere, "El calor humano" nel 1987 e "1990" (appunto nel 1990) ma solo su audiocassetta. Come l'album d'esordio anche questa seconda fatica era divenuta pressoché introvabile su vinile e, come per la precedente ristampa, l'etichetta francese ha corredato l'album originale con una serie di tracce inedite (ben 5 su un totale di 13), registrate nel 2005 dal gruppo riformato, senza ovviamente il defunto leader Marcos Chacòn. L'album appare in continuità col predecessore, anche se presenta una maggiore elaborazione compositiva. La registrazione è ancora una volta grezza e ruspante, cosa che comunque non penalizza eccessivamente un tipo di musica diretto e graffiante. Accanto ai consueti aromi latini, che emergono nella ricerca della melodia e nello stile canoro, vi è anche un'anima improntata allo hard rock più pesante, soprattutto per quanto riguarda i riff di chitarra, robusti, che potrebbero riportarci ai Deep Purple, con una buona presenza di parti solistiche. I brani si trasformano spesso in cavalcate epiche che, per certi aspetti, potrebbero far addirittura pensare al thrash dei primi Metallica… ma questa è solo un'impressione sonora soggettiva, dato che "Kill'em all" è solo dell'anno prima. Un vago sapore folk viene reso più evidente dall'utilizzo (comunque non diffusissimo) del flauto, suonato alla Ian Anderson, e di varie chitarre acustiche. Il cantato è ancora una volta affidato a Marcos Chacòn e ad Elena Prieto, che si dividono il ruolo di lead vocalist, con il loro stile fresco e spesso un po' cantautoriale. In tutto questo l'uso delle tastiere appare del tutto marginale anche se gli elementi sinfonici non mancano ed anche i pezzi di impronta più heavy non sono mai esasperati. Le nuove canzoni contrastano un po' col materiale del vecchio repertorio, sia per quanto riguarda lo stile, sia per quanto riguarda, ovviamente, la migliore qualità dell'incisione: si tratta di tracce più lineari, prevalentemente acustiche, piacevoli ma da non sottovalutare, con un pezzo che raggiunge i 10 minuti con belle parti di flauto genesisiano, ritmiche abbastanza dinamiche e le onnipresenti chitarre acustiche. In pratica una specie di mini album aggiuntivo, di oltre 23 minuti, che potrebbe stare in piedi benissimo da solo in maniera più che dignitosa.

 

Jessica Attene

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