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DJAMRA Kamihitoe Musea / Poseidon 2006 JAP

Con questo nuovo lavoro prosegue in una giusta direzione la carriera dei giapponesi Djamra, che continuano la loro personalissima ricerca a cavallo tra jazz-rock e avanguardia. In “Kamihitoe” la band di Osaka, dopo qualche variazione nella line-up, si presenta con un quintetto formato da Masaharu Nakakita (basso), Shinji Kitamura (sax), Akihiro Enomoto (batteria), Takehiko Fukuda (tastiere) e Akira Ishikawa (chitarra). Forti delle basi già buone di “Transplanation”, questi musicisti non smettono di impastare un progressive sperimentale che dà risultati interessanti. La title-track, che apre il cd, ce lo fa subito capire: in circa sei minuti si ascolta di tutto; un’introduzione quasi onirica, una partenza avanguardistica, stacchi improvvisi, marcette jazzistiche spedite e allegre che contrastano con alcuni tratti che trasmettono sensazioni a dir poco misteriose, così come estrosi e audaci risultano gli intarsi sonori tra la delicatezza del piano, la “schizofrenia” della chitarra e la ricercatezza del sax. E l’intero album (composto da dieci tracce) letteralmente vive di questi contrasti, visto che spesso all’interno di uno stesso brano e nello spazio di pochi minuti si ravvisano sconvolgimenti ritmici, timbrici e di atmosfera continui. Di base, quindi, jazz-rock, progressive, avanguardia e sperimentazione che incrociano le loro strade con facilità e fascino, poi un mucchio di idee impressionanti sviluppate freneticamente. Forse anche troppo, visto che si può dire che questo è allo stesso tempo il pregio e il difetto dell’album: una tecnica notevole, esecuzioni formidabili, sprazzi di micidiale bellezza, ma anche una cervelloticità a tratti eccessiva, magari non a livello dei gruppi giapponesi più estremi, ma che comunque sviluppa situazioni difficili da seguire o un po’ troppo forzate e/o ruvide. In ogni caso, sessantacinque minuti totali di musica strumentale che vanno giudicati in maniera decisamente positiva. Forse non esattamente l’ideale per coloro che hanno intenzione di avvicinarsi al genere, ma chi segue già con dedizione il jazz-rock progressivo troverà numerosissimi spunti di interesse in questo lavoro dei Djamra.

 

Peppe di Spirito

Collegamenti ad altre recensioni

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DJAMRA Transplantation 2003 
DJAMRA 14 faces vol. 1 - Live at Fandango 20030504 2004 

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