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ANACONDIA Due mondi autoprod. 2005 ITA

Gli Anacondia sono un gruppo di Milano nato nel 1995 dall’unione di Andrea Canonico alla tastiere e Gabriele Ramilli alla voce. In questa decade hanno avuto la possibilità di poter far sentire i propri lavori in molte date live e il cd che ci troviamo nelle mani è una raccolta dei due demo che il gruppo ha prodotto in questi 10 anni, uno nel 2001 e uno nel 2005.
Una particolarità di questo lavoro è che le due registrazioni non si susseguono una dietro l’altra, ma sono mischiate secondo un criterio che dovrebbe amalgamare in maniera ancora migliore i brani nonostante la data di uscita.
Ci troviamo di fronte ad un lavoro di quasi 50 minuti che, anche tra pecche e ingenuità abbastanza comuni in un demo-cd, non stanca per niente.
Possiamo trovare infatti spunti molto interessanti tra i brani proposti .Tastiere e chitarre molto aggressive potrebbero far pensare alla solita proposta prog-metal invece il gruppo riesce a rendere la loro opera abbastanza originale.
Una cosa che ho notato è che il cantante, che ha comunque una bella voce, tende troppo a strafare proponendo a volte acuti fuori luogo: magari voleva impressionare, ma in brani che sono comunque carini di loro non servono eccessivi virtuosismi.
Si parte con due pezzi piuttosto tirati come “Vivo“ e “Mia signora di luce”; soprattutto quest’ultimo è un brano reso molto interessante dalle belle melodie e dagli arrangiamenti molto accattivanti.
Il mio pezzo preferito è però forse quello che c’entra meno col mondo del rock progressive: ”Onda d’urto” infatti è un pezzo in classico stile rock italiano che farà storcere la bocca a qualcuno, ma che trovo veramente fatto bene e che troverebbe estimatori anche al di fuori del prog.
Un altro pezzo che colpisce piacevolmente è "Nuvole di polvere" che dovrebbe rendere felici tutti quelli che amano sonorità aggressive ma mai sfocianti nel metal; senz’altro il pezzo più azzeccato tra le composizioni degli Anacondia.
Si trova anche lo spazio per l’intermezzo acustico chitarra e voce della title track, che molto alla lontana mi ricorda l’Alan Sorrenti di “Vorrei incontrarti” senza copiare lo stile dell’artista partenopeo.
Chiude il tutto “instabile”, con un bell’assolo di chitarra e belle linee di basso.
La registrazione, anche se non di un livello eccezionale, rende comunque il lavoro ancora più gradevole.
Tutto sommato un lavoro più che positivo per questo gruppo che ci regala bei momenti musicali. L’esperienza maturata in questi anni li porterà a correggere quelle sbavature che comunque non rendono meno valida la proposta che questi ragazzi portano avanti.
Aspettiamo una conferma nei prossimi lavori.

 

Antonio Piacentini

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