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ZETTAIMU What can I do Garando Records 2003 JAP

Nell’ottica della “vanità assoluta”, questa è la traduzione del nome del gruppo, arriva questo CD nipponico che solo a tratti è riconducibile a canoni prettamente prog, ma che maggiormente cavalca momenti più pop, rock con ampie tracce di new wave degli ’80, un qualcosa di psichedelico e un po’ di sinfonico.
Il lavoro è cantato in parte in inglese e in parte in giapponese, la maggior parte da una vocalist dalla voce timbricamente molto japan, alcuni brani sono invece cantati dall’autore di tutti i brani Hisashi Furue, con una voce calda e di impostazione mitteleuropea.
Belle e accattivanti le melodie, che pesano in maniera notevole sull’economia generale del lavoro dando la sensazione di un lavoro fortemente originale, ma semplicistico nella proposta e nel suo scorrere.
Dalle note del libretto parrebbe essere di fronte ad un’unica impostazione tematica e quindi ad una sorta di concept album che parte dalla “Downing Prologue”, per finire alla “Downing Epilogue”, passando per un’avventura dove l’amore viene identificato come un viaggio, però siamo quasi alle supposizioni visto che una buona metà è in intraducibile lingua madre.
I momenti più prog si presentano nelle parti strumentali della title track dall’andamento psichedelico, in “Twilight in My Life” con una bella serie di assolo chitarra-pianoforte e nei movimenti di “Namu-Amidabutsu III”.
Gli spettri più rintracciabili sono, comunque, quello di Bowie e quello degli australiani Icehouse (chi se li ricorda?)
Disco, in conclusione, ascoltabilissimo, carino e personale, ma non certo da classifica prog. Il libretto ha i testi in inglese e giapponese, indovinate quali ho seguito?

 

Roberto Vanali

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