Home
 
UZVA Uoma Silenze 2006 FIN

Un paesaggio patchwork dai tenui colori pastello, un cielo terso con qualche nuvoletta bianca, un ruscello, delle casette di foggia orientale nella campagna verde che sfuma fra le dune con la lampada di Aladino in un angolino e una moschea sullo sfondo, il tutto come disegnato dalla manina di un bambino. Cosa mai girerà nella testa di questi finlandesi? Sta di fatto che la grazia quasi infantile e la luminosità di questa immagine rispecchiano in un certo senso l'eleganza e la brillantezza di questo nuovo gioiello realizzato con una cesellatura finissima dall'abile gruppo scandinavo. Fra i sei grandi temi musicali, divisi in undici tracce, che compongono questo splendido quadretto strumentale, troviamo infatti un "Chinese Daydream" e un "Arabian Ran - Ta" che raccolgono appunto alcuni dei motivi suggeriti dalla copertina. Ecco la bellezza e la novità di questo album: lo splendido prog fusion di stampo Canterburyano che avevamo apprezzato nei due precedenti lavori in studio, viene ora fuso con alcune suggestioni musicali, per così dire, etniche, creando delle bellissime ambientazioni a tema. "Chinese Daydream" è composta da due tracce separate, la prima indugia su eleganti motivi cinesi con arpa, marimba e il dizi, il tipico flauto di legno cinese, che disegnano come sulla seta d'oriente ricami appena palpabili. La seconda metà del pezzo è un capolavoro di raffinatezza, con bellissime tonalità del violoncello che danno un tocco sinfonico a melodie che sembrano rubate al repertorio degli Happy The Man. I suoni sono morbidi ed eleganti, con degli inserti piacevolissimi e vellutati di clarinetto e flauto. "Arabian Ran - Ta" è un'unica traccia di quasi dieci minuti e le suggestioni arabeggianti sono date questa volta principalmente dal violoncello e dal movimento percussivo sinuoso che serpeggia per tutta la durata della traccia come una piacevole scossettina che corre lungo la pelle. Il pezzo ha una bellissima evoluzione con un crescendo progressivo del grado di complessità ed improvvisazione ed assoli incantevoli di flauto e ritmi via via più lanciati. Queste due ambientazioni etniche si collocano in posizione centrale, anche se incantevoli suggestioni cinesi vengono incastonate ad arte nella bellissima "Vesikko", un capolavoro di 23 minuti suddiviso in tre tracce, in cui slanci RIO, tocchi sinfonici, fragranze etniche di diversa provenienza sono lambite da una vaga brezza nordica in un quadro d'insieme spettacolare. Da notare che in quest'occasione Antti Lauronen suona il kena, un flauto africano, ed il tarogato, lo strumento ad ancia usato nella musica popolare ungherese, che dona in questo caso vaghi richiami ai connazionali Alamaailman Vasarat. Il contenuto di questa traccia è quanto mai ricco e variegato e non mancano pregiati tocchi Canterburyani e neanche sferzate oscure e Crimsoniane. Sta di fatto che questo album cresce incredibilmente con gli ascolti, grazie anche all'estrema cura riposta nell'elaborazione dei dettagli più minuti: le idee che nel precedente lavoro erano forse appena abbozzate prendono ora vita in maniera esuberante e la ruvidità delle opere passate viene ora sublimata in un sound maturo ed equilibrato, ricco di classe e proposto con una tecnica ineccepibile e godibilissimo all'ascolto. E' uno di quegli album che non ti fanno mai pentire del loro acquisto.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

UZVA Tammikuinen tammela 2000 
UZVA Niittoaika 2002 

Italian
English