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NOTABENE Sei lacrime d'ambra Mellow Records 2007 ITA

"Sei lacrime d'ambra" è il secondo album dei bresciani Notabene, ma a dire il vero si tratta del primo album concepito e registrato appositamente ed espressamente per uscire come album ufficiale; il primo lavoro, uscito poco più di un anno prima, era in effetti nato come demo. Questo comporta il fatto che il gruppo ha riposto grande attenzione in questo nuovo lavoro ed ha tenuto particolarmente alla sua riuscita finale… magari senza l'angoscia che molti gruppi hanno nel realizzare il disco d'esordio, dato che il ghiaccio era comunque rotto. La formazione del gruppo è leggermente cambiata, non potendo far più conto sul violino e la tromba di Rocco Vitiello e sul flauto di Silver Pes; nella storia dei Notabene questi musicisti hanno sicuramente rappresentato una parentesi, pur valida, come si affretta a specificare il gruppo, ma è anche vero che a noi, che avevamo imparato a conoscere ed apprezzarli in questa formazione, l'assenza di sonorità così particolari saltano immediatamente alle orecchie, lasciando scorrere le note di questo nuovo album e comparandolo con l'esordio. Il suono comunque non si è fatto certo scarno ed essenziale! Il gruppo è semplicemente ritornato più… ordinario, in quanto a strumentazione.
Orbene… questo nuovo lavoro si presenta con una cover graziosa, anche se dai tratti un po' infantili. Il CD comincia a girare e delle voci di un notiziario radio introducono il brano di apertura "La revolution bourgeoise (parte 1)". La musica dei Notabene è ancora quella: la registrazione non appare ancora ottimale (talvolta sembra quasi effettuata in presa diretta) ma è senza dubbio più raffinata e pulita, consentendo di apprezzare maggiormente gli intrecci musicali, i flash tastieristici e i begli assoli di chitarra che si susseguono in una miscela che attinge sicuramente alla tradizione Progressive ma che non disdegna ancora, come in passato, sia escursioni più colte verso la musica classica e il jazz, che verso la musica italiana tradizionale (l'uso del mandolino è casuale?). I testi declamati, più che cantati, da Andrea Alberici sono tuttora l'asse portante di tutto e su di essi sembra costruita la musica; anche se non mancano momenti totalmente strumentali all'interno dei lunghi brani che compongono questo CD (sei, come suggerisce il titolo), forse talvolta le liriche appaiono un po' ingombranti e verbose e sembrano sovrapporsi, quasi per rispettare le metriche e gli spazi musicali. Le melodie e le soluzioni sonore (veramente mai banali queste ultime e sempre in grado di sorprendere l'ascoltatore) costruite dal gruppo sono comunque molto interessanti e gradevoli e non lasciano mai rimpiangere niente.
La traccia d'apertura, si diceva… Si tratta del pezzo dalle sonorità più dure del lotto, dai toni decisamente drammatici. Viene alla mente talvolta il Balletto di Bronzo… ma sono attimi… il climate della canzone è già cambiato un paio di volte da quando mi sono soffermato su questo pensiero. Un avvio bello e dai toni drammatici comunque. La parte centrale dell'album è senz'altro quella che racchiude i migliori momenti, con la title-track e la magnificente "Il treno di Obuda"; la prima si apre in maniera maestosa e si dipana, tra richiami quasi subliminali ai Jethro Tull, e brillanti strizzate d'occhio alla musica tradizionale italiana, in maniera insolitamente gioiosa per il gruppo. La seconda ci offre 16 minuti di Prog italiano d'alto bordo, con belle soluzioni melodiche e spunti di jazz e musica italiana che impreziosiscono un brano bellissimo e a tratti appassionante.
La chiusura è invece un po' in sordina: la seconda parte de "La revolution bourgeoise" (17 minuti) appare un po' stanca e poco incisiva , anche se l'inizio, affidato a un assolo di chitarra, e il finale (con un basso intrigante) non sono male. Gli ultimi 5 minuti della traccia sono tuttavia dedicati a una sorta di coda, facente parte della stessa composizione, di cui rappresenta l'epilogo, ma che si pone musicalmente in discontinuità con essa.
Non si tratta di un album patinato che possa sfoggiare una produzione da grandi budget ma "Sei lacrime d'ambra" musicalmente non ha nulla, ma proprio nulla, da invidiare a quella di gruppi ben più pubblicizzati a livello internazionale. Non è certamente sufficiente un ascolto distratto per apprezzarlo appieno; anzi… non è nemmeno sufficiente un ascolto o due, presentando tante di quelle sfaccettature ed aspetti che è difficile notare o capire d'acchito, anche per penetrare appena quanto basta le liriche.

 

Alberto Nucci

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