Home
 
ANEKDOTEN A time of day Virta 2007 SVE

Gli Anekdoten ci hanno abituati ad aspettare: fra un album e l'altro passa sempre qualche annetto e questo è il quinto lavoro in studio dall'ormai lontano 1993. Quasi cinque anni separano il nuovo disco da "Gravity" e le aspettative sono senza dubbio alte: Jan Erik e soci avranno sicuramente tanto da dire, e chissà che strada avranno scelto di percorrere, in che modo sono cresciuti, in che modo le esperienze maturate li avranno influenzati nel plasmare la loro musica? Tante domande mi sono passate velocemente nella testa nell'aprire l'elegante confezione cartonata che racchiude il CD. Piacevolmente scopro che Anna Sofi torna a suonare il violoncello e noto la presenza di un ospite al flauto… significa forse un ritorno verso le atmosfere dell'esordio? La foresta fitta di alberi attraversata da figure incappucciate suggerisce forse un altro lavoro oscuro e straziante sulla scia di "Gravity"? Sicuramente il gruppo è partito dall'esperienza di "Gravity" e la strada percorsa è in diretta continuità col recente passato discografico ma in un certo qual modo la luce, dallo sfondo chiaro che appena si intravede, si fa strada baluginando fra i tronchi scuri e filiformi e l'angoscia, il tormento e le tenebre più buie si trasformano in un dolce sentimento di malinconia. Vengono abbandonati i contrasti più esasperati ed i suoni si fanno più avvolgenti ed ovattati con un Mellotron che tappezza morbidamente lo sfondo senza farsi mai troppo invadente, come se fosse Steven Wilson a suonarlo. Bellissimi i ricami di flauto in "30 Pieces" dagli aromi delicati che sanno vagamente di folk e vagamente sanno di psichedelia. L'impressione ricavata dall'ascolto delle prime due tracce è molto positiva, si tratta forse degli episodi migliori: i suoni hanno dei bellissimi impasti e fino alla fine della seconda traccia il coinvolgimento emotivo aumenta gradualmente come un fiume in piena, fino a raggiungere la sua massima intensità con gli ultimi istanti di "30 Pieces". E dopo averci portato letteralmente sulle nuvole… ecco il vuoto! La parte centrale dell'album ospita quattro tracce melodiche, ammiccanti, dai suoni diradati, eleganti, dolcemente malinconiche che comunque scivolano via in maniera indolente. Fra arpeggi puliti di chitarra, carezzevoli pennellate di tastiere in sottofondo e il filo conduttore dei brani guidato principalmente dalle linee vocali di Jan Erik, romantiche e sognanti, sembra quasi di ascoltare qualcosa degli ultimi Paatos, quelli che qualche critico distratto ha accodato al cosiddetto post rock. Si tratta di pezzi ben fatti, non mi fraintendete, con un sound semplice ma incisivo ma che giudico forse un po' poveri e fuori luogo rispetto al resto dell'album che globalmente appare un po' frammentario ed incompiuto. C'è in pratica uno stacco troppo netto fra la parte centrale e le doppiette di canzoni poste in apertura e in chiusura. Oltretutto la durata complessiva supera di poco i 45 minuti, fattore questo che aumenta il senso di insoddisfazione... ma come? Possibile che sia già finito?… Non che 45 minuti siano pochi in senso assoluto, ma il tempo non è stato forse impiegato in maniera efficace: si può riuscire a dire tutto anche in tre quarti d'ora ma nel nostro caso la metà dei brani scivola via quasi senza lasciare traccia alcuna. La vita ricomincia con "In for a Ride", settima e penultima canzone, in cui vengono recuperate sonorità più ricche con riff potenti di chitarra e ritmiche abbastanza complesse, sfumature psichedeliche con un Mellotron urlante ed un finale spaziale lanciatissimo e coinvolgente. Altrettanto bella la traccia conclusiva, che, presa singolarmente e fatta ascoltare come anteprima dell'album, potrebbe illuderci benissimo circa un ipotetico ritorno a "Vemod". Il tempo è scandito dal fruscio lento sui piatti ed il violoncello è come una lancia che ti trafigge lentamente l'anima. Bello il controcanto di Anna Sofi che seguendo sullo sfondo la voce di Jan Erik dà un effetto sfocato e nostalgico. I suoni sono seducenti e si dilatano gradualmente fino alla fine… e quindi l'impressione conclusiva che vi dicevo è quel frustrante senso di insoddisfazione... Speriamo solo che gli Anekdoten non ci facciano aspettare qualche altro anno fino al nuovo CD, magari con una prossima uscita potrebbero riscattarsi dalle perplessità suscitate, con un album di livello più omogeneo, nel bene o nel male. Il giudizio complessivo è pur sempre buono ma le aspettative non sono state certo del tutto appagate per quello che sembrerebbe essere un album di transizione.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

ANEKDOTEN Vemod 1993 
ANEKDOTEN Nucleus 1995 
ANEKDOTEN Live in Japan 1998 
ANEKDOTEN From within 1999 
ANEKDOTEN Gravity 2003 
ANEKDOTEN Waking the dead, live in Japan 2005 2005 
ANEKDOTEN Until all the ghosts are gone 2015 
MORTE MACABRE Symphonic holocaust 1998 
NICKLAS BARKER El ultimo fin de semana 2011 

Italian
English