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I GIGANTI Terra in bocca RiFi 1971 (VM2000 2000) ITA

I Giganti sono stati principalmente un quartetto vocale, attivo dal 1964… Fecero parte della scena beat italiana fino al 1971, quando decisero di cambiare direzione musicale e realizzarono il loro unico lavoro in stile progressivo, “Terra in bocca (Poesia di un delitto)”, un complesso concept album che parlava di mafia. I testi dell’album furono scritti dal giornalista Piero De Rossi e, secondo quanto scritto in un articolo che si può trovare sul sito web ufficiale del gruppo, furono ispirati da un’intervista con un vecchio detenuto… La musica venne composta da Vince Tempera e interpretata dalla band con l’aiuto di prestigiosi musicisti ospiti… L’album venne concepito come un’opera rock destinata ad essere eseguita nei teatri, tuttavia nel 1971 l’album venne boicottato dai media e non ebbe alcun successo… Così, dopo poco il gruppo si sciolse, sopraffatto dalla delusione… In verità, temo che non sia facile spiegare a persone che vivono fuori dall’Italia i motivi per cui questo ottimo lavoro venne boicottato e censurato dai media… I testi parlano di un omicidio commesso nel 1936 in un piccolo paese della Sicilia e sono poetici e ispirati, ma quello della mafia era un argomento molto difficile da affrontare allora…
“Nel 1960 il governo italiano non solo non si interessava del fenomeno della mafia, ma esplicitamente lo negava…La mafia era, ed è, un sistema che in Sicilia contiene e muove gli interessi economici e di potere di una classe che approssimativamente possiamo chiamare borghese; e non sorge e si sviluppa nel vuoto dello Stato (cioè quando lo Stato , con le sue leggi e le sue funzioni, manca) ma dentro lo Stato La mafia insomma altro non è che una borghesia parassitaria, una borghesia che non imprende ma soltanto sfrutta”… Leonardo Sciascia scrisse queste parole nel 1972 quale introduzione ad una ristampa del suo romanzo “Il giorno della civetta”… Dopotutto la lettura di romanzi può essere più piacevole e istruttiva della lettura di saggi “seri” sulla mafia… Così, se proprio volete cogliere l’atmosfera di questo album, vi suggerisco di leggere alcuni romanzi come “Il giorno della civetta” e “A ciascuno il suo” di Leonardo Sciascia o alcuni romanzi di Andrea Camilleri…
In verità, esistono due versioni di questo album… “La ristampa in CD Vinyl Magic di Terra in bocca esiste in due diverse forme, la prima venne pubblicata nel 1989 ed è stranamente diversa dal disco originale, contenendo probabilmente una registrazione demo. La lunghezza complessiva di questa versione è di 44'11", e rispetto alla versione uscita a suo tempo il suono è molto meno ricco ed orchestrato, ma in alcuni punti più intenso. Questa prima ristampa comprendeva anche una riproduzione in miniatura del poster originale. Una seconda edizione del 1993 sempre della Vinyl Magic (apparentemente identica alla prima nella copertina ma con un diverso disegno dell'etichetta), ha la lunghezza di 46'44" ed è presumibilmente presa dai nastri originali, ma non contiene il mini-poster” (dal sito Italianprog.it)… Personalmente amo entrambe le versioni, ma baserò questa recensione sulla versione VM2000 (VM CD 013), distribuita dalla BTF, che è la versione “demo” e dura 44:11 minuti… I testi della prima parte sono leggermente diversi dalla versione originale (con maggiore spazio alle parti recitate) e manca la lunga introduzione strumentale…
L’album comincia con un arpeggio di chitarra acustica e la voce che introduce il tema principale… La voce che canta fa la parte di un amico di un ragazzo ucciso e descrive la scena del delitto… “Lungo e disteso ti hanno trovato / Con quattro colpi piantati nel petto / A tradimento ti hanno sparato / Senza neanche darti il sospetto / Ora tu giaci senza le scarpe / Dentro a un cespuglio di biancospino / Mentre sul mare vanno le barche / Che ti ricordano fin da bambino / Qualcuno corre già nella via / Mentre passando la polizia / Porta il tuo corpo ormai senza vita / Alla tua casa ancora assopita…”. In questa versione dell’album i primi tre minuti sembrano uscire dall’album di un cantautore, solo chitarra e voce ed un tema piuttosto facile da poter suonare con la chitarra assieme agli amici intorno a un falò… Poi subentra la prima parte recitata… “Tu eri il mio migliore amico, ricordo tutto di te / Questa mattina mi sono alzato presto perché non riuscivo a dormire / E camminando ho rifatto i passi della tua ultima giornata / Sono sulla spiaggia e guardo le barche che tornano con le lampare spente… Quel giorno il nostro paese si svegliava / Come sempre, come tutti i giorni…”
Subito dopo la semplice struttura musicale lascia spazio ad una parte più frammentata e complessa dove suggestive armonie vocali descrivono il paese ed il suo clima di violenza quotidiana e ipocrisia… I Quattro membri del gruppo si dividono le parti vocali (alcune recitative ed in forma di dialogo) che sono inframmezzate da alcuni brevi passaggi strumentali.. La musica sottolinea la forza dei testi… “Son solo cento case tutto il paese / Una gran chiesa con il campanile / Un bar davanti senza pretese / Son solo cento case tutto il paese / Tutto raccolto sembra un cortile / Quattro strade strette strette che portano in piazza / Una donna, due donne, un vecchio, un bambino con le brocche sulla testa / Una lunga processione scende al centro del paese per comprare solo acqua…”. In paese è da vent’anni che il Comune promette un acquedotto, ma l’acqua non arriva mai… Ci sono due famiglie che si dividono il potere (speculazione sulla manodopera, sull’edilizia, sull’esportazione di agrumi e pesce) e solo per questioni di prestigio si contendono l’affare della distribuzione dell’acqua… “I patriarchi di due famiglie / Come se fossero due nazioni / Scendono in campo in mille battaglie / Sono nemici da generazioni… Lunedì: sparatoria nel mercato del pesce / Martedì: col tritolo fan saltare una casa / Mercoledì: hanno ucciso nel suo campo un pastore / Giovedì: han gettato l’autobotte dal molo / Venerdì: han trovato la cisterna inquinata / Poi di sabato tutto il paese è rimasto senz’acqua / Ma di domenica tutti alla piazza a festeggiare il santo del giorno / Tutti salutano tutto normale…”
Dopo un’altro intermezzo strumentale dove spicca un ottimo assolo di chitarra elettrica, la voce che sostiene il ruolo dell’amico della vittima ritorna e descrive il funerale… “Poi nel paese bianco di sole / Scorre in silenzio il tuo funerale / Piange la gente sboccian le viole / E una ragazza si sente male…” La ragazza che si sente male è la fidanzata del ragazzo ucciso… Quindi irrompe una splendida melodia che introduce un tema d’amore con il canto che si eleva sopra gli accordi suonati da una chitarra acustica… “Tu, tu pieno di sole / Lei, lei bianca di sale / Un tramonto che moriva in mare / Così è nato il vostro amore / Tu che di domenica cercavi / Il suo sguardo tra la gente nella chiesa / Lei che sorrideva di nascosto / Timorosa del rimprovero di Dio…” Ad un certo punto il tema d’amore è interrotto da una parte recitativa in forma di dialogo che prelude ad un’imminente tragedia… Poi la melodia romantica riprende e conclude la prima facciata dell’album.
La seconda parte si apre con un’introduzione strumentale dove il suono di una chitarra elettrica in primo piano conduce ad un’atmosfera drammatica… “Si scompone in mille suoni un lamento di campane / Lenta e funebre magia che in paese più nessuno fa dormire / Se parlavo di tuo padre / E del dramma di un paese dove regna l’omertà / Ti chiudevi nel silenzio e non parlavi quasi mai / Si, nel tuo sguardo innocente c’era solo ingenuità / Tu pieno di sole / Lei bianca di sale / Queste immagini sono per me ricordi / Di un amore fragile / Di un amore semplice / Del tuo amore disperato / Che non vuol morire / Testardo come un asino / Violento come un temporale / Debole come un bambino che ha paura…”. Il contrasto tra le splendide melodie tracciate dalle armonie vocali e l’amarezza delle parole dei testi può sembrare strana, ma il risultato è eccellente… “La miseria porta in grembo / La violenza come un figlio / Che per crescere dovrà divorare tutto il bene / E solo il male lascerà…”
Dopo 6:15 subentra una voce che sostiene il ruolo del padre del ragazzo ucciso… Il padre stava cercando di trovare l’acqua da solo scavando nel suo podere… “Qualcuno poi mi ha consigliato di pensare ai fatti miei… Ho risposto andate via / Faccio quello che mi pare / Questa terra è casa mia / Loro mi hanno minacciato / E il mio orgoglio hanno ferito / Per onore ho mentito ed in faccia gli ho gridato / Io l’acqua ho trovato e la regalo a tutti…” Attraverso la voce del padre si può vedere il movente del delitto come il punto d’arrivo di un crescendo di violenza… “Ho trovato il mio mulo sgozzato / Poi hanno incendiato i granai / Qualche giorno dopo mi han tagliato le viti / Per farmi paura, per farmi paura / No no no non cederò…” Così, la ricerca dell’acqua era da considerare un gesto di rivolta ed l’omicidio del ragazzo la punizione per aver sfidato i notabili del paese… Dopo un intermezzo strumentale la voce del padre si riempie di disperazione e rimorso… “Quando il tuo corpo hanno trovato / Senza scarpe senza vita / I tuoi occhi neri sbarrati nel vuoto / Davanti alla morte avevano fotografato la paura / Quando il tuo corpo hanno trovato / Senza scarpe senza vita /
Nella tua bocca ancora spalancata ad invocare l’ultimo aiuto / C’era solo terra e non respiro…”
Le riflessioni del padre che veglia il figlio morto sono profondamente drammatiche e ben sostenute dalla musica… “Son tutti senza parole / La casa è piena di gente / La gente piangendo prega / Ogni preghiera è una rosa / Ti hanno coperto di fiori / E io seduto su una sedia guardo tutto / Ma non ho il coraggio di guardarti / A chi debbo ringraziare / Per questo figlio morto / Per questo mio dolore / Per questo mio dolore / Per questo…” Poi, il rimorso lascia spazio alla rabbia e all’imminente vendetta… “Resterà soltanto / Solamente il mio rimorso / Come un’ombra no / Non mi lascerà / Urlerà di notte / Di notte nel silenzio / Piano mi distruggerà / Mi distruggerà / Io piango, io piango, io piango / So chi devo ringraziare / Ora so che devo fare, sì / Sì, so chi devo ringraziare / Ora so che devo fare…”
“Lui certamente conosce chi è stato / E già lo aspetta al crocevia / E quando passa lungo il fossato / Gli spara in faccia e così sia…” Nella sezione successiva la voce dell’amico ritorna per raccontare la fine della storia in una parte recitata… “Poi tuo padre si è costituito / Ma dal carcere ci ha fatto sapere / Che avrebbe desiderato tanto / Che tu fossi sepolto nella sua terra / Vicino alla sua casa, nel suo campo / Quando abbiamo iniziato a scavare quella terra / E’ successa una cosa straordinaria / La terra ha incominciato a inumidirsi / Sempre di più, sempre di più, sempre di più / Rivoli di acqua come sangue nelle vene hanno bagnato quella terra arida / Tuo padre aveva ragione / Aveva perduto un figlio / Ma aveva trovato l’acqua / Sì, ma se tuo padre aveva ragione / Tu che ragione avevi?...” Nel libretto del CD si può trovare l’estratto di un poema di Gabriele D’Annunzio che descrive lo sgorgare dell’acqua da una fonte… Un piccolo messaggio di speranza in una storia drammatica di odio e violenza…
Una ripresa del tema iniziale conclude l’album… “Quante speranze quante illusioni / Tu ti eri fatto su questa terra / Le hanno abbattute senza ragioni / Come si abbatte un soldato in guerra / Lungo e disteso ti hanno trovato / Con quattro colpi piantati nel petto / Tu ti credevi quasi immortale / Hai sedici anni e sei morto in maniera banale”…
“Terra in bocca” è un’opera poetica vestita di abiti progressive rock… Nessun bisogno di utilizzare un linguaggio volgare per descrivere la violenza, la parola mafia non viene mai pronunciata… Nondimeno poesia e rock progressivo nell’Italia del 1971 potevano essere considerati come un atto di rivolta… Secondo me questo disco merita lo status di capolavoro.

 

Andrea Parentin

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