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BORIS SAVOLDELLI Insanology autoprod./BTF 2007 ITA

Ho conosciuto Boris grazie a Sandro Marinoni (già sax negli Arcansiel e oggi mente dei S.A.D.O. insieme a Paolo Baltaro) durante una serata fredda dello scorso giugno. La prima impressione fu quella di una persona di grande profondità sia umana che musicale, con una predisposizione naturale per la sperimentazione. Boris oltre a produrre lavori solisti, proprio a seguito della collaborazione con Sandro si è unito al folle progetto S.A.D.O. diventandone l’elemento vocale. E’ proprio la ricerca e la sperimentazione sullo strumento musicale più naturale -la voce- che rende il progetto di Boris molto interessante. “Insanology” infatti va sicuramente in questa direzione musicale, e pur essendo abbastanza fruibile, risulta sufficientemente complicato e sperimentale da incuriosire l’ascoltatore di prog. Partendo dall’esperienza musicale di Bobby McFerrin, attraverso certo jazz, ma anche inconsapevolmente influenzato dagli intrecci vocali di Yes e soprattutto Gentle Giant (che Boris dovrebbe assolutamente ascoltare!), il nostro ci propone 11 squisiti brani, in cui l’unico strumento musicale è la voce (tranne in due brani che vedono ospite alla chitarra Marc Ribot – Lounge Lizards, John Zorn, Tom Waits, e Jazz Passengers -). La tecnica utilizzata è quella di creare intrecci canori, con ritmiche vocali in loop (che viste dal vivo fanno letteralmente venire i brividi), per generare tappeti sonori circolari, mentre la voce solista produce liriche alternate in inglese e italiano (scritte a due mani con Alessandro Ducoli). Il tutto dà vita ad atmosfere di grande impatto emotivo muovendosi liberamente in diversi stati, dall’intimistico a letterali esplosioni di gioia. In questo senso l’opener “Andywalker” è un buon esempio, con il suo loop quasi ossessivo e una linea vocale molto accattivante, tuttavia sono i successivi brani “Circlecircus” e “Mindjoke” (con una stupenda chitarra acustica del citato Marc Ribot) che catturano maggiormente l’attenzione e fungono da ponte verso la parte forse più sperimentale del cd. “Moonchurch” (che dal vivo è davvero splendida - e me ne rendo conto solo adesso) è una traccia, nella sua relativa brevità, davvero affascinante e, oserei dire, commovente. Poi ci si tuffa nel ritmo ossessivo di “Crosstown traffic” (cover dell’omonimo brano di Jimi Hendrix) e nella gioia esplosiva di “De-toxic-hatefull” che ricorda fortemente certi Yes. La successiva “In the seventh year” (di Mark Murphy e Uli Rennert) è, con le sue linee blues, il brano più jazz del lotto, mentre “Insanology” è di nuovo un breve momento molto ritmato, impreziosito dalla chitarra elettrica di Marc Ribot. “Bluechild” è un blues struggente e molto evocativo che secondo le note di copertina dovrebbe chiudere il cd; in realtà tre brani aggiuntivi seguono. Le versioni di “Mindjoke” e “Insanology” senza chitarra, mettono in grande luce il lavoro di Boris sulla voce che, con la tecnica di salto di ottava, sembra creare contrappunti infiniti tra i cori di sostegno, la ritmica e la parte solista. Questo, a mio avviso, diventa lampante nella traccia che preferisco “Io?”, in puro stile Gentle Giant.
In conclusione, “Insanology” è un cd particolare, che probabilmente interesserà una ristretta cerchia di persone, ma – e qui andrebbe aperta una discussione che non possiamo affrontare esaurientemente in poche parole – che dimostra come la scena musicale italiana, anche quella per così dire più sanremesca (e scusate la parolaccia) dovrebbe prestare attenzione ad artisti di estremo valore come Boris Savoldelli. Io vi consiglio di visitare il sito di Boris (www.borisinger.eu) e di provare ad ascoltare qualcosa… probabilmente subito dopo vorrete acquistare il cd.

 

Marco Del Corno

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