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ORGIA PRAVEDNIKOV Ukhodyashchee solntse autoprod. 2007 RUS

Negli ultimi anni la Russia sta vivendo un periodo fiorente per quanto riguarda il progressive rock: i russi sembrano aver riscoperto questo genere musicale e il numero delle nuove band che si affacciano su questo panorama aumenta di giorno in giorno. Le band attuali non si limitano a seguire i gruppi occidentali ma cercano di individuare un proprio stile ed un proprio percorso personale lungo sentieri alternativi, raggiungendo in alcuni casi risultati ammirevoli e anche una certa risposta in termini di popolarità. E' questo il caso degli Orgia Pravednikov, "L'orgia dei giusti" in italiano, che allo stato attuale possono essere annoverati fra i gruppi prog in assoluto più popolari in patria, anche se dalle nostre parti sono degli emeriti sconosciuti, soprattutto perché, come quasi sempre avviene per le band russe, non hanno canali di distribuzione in occidente.
Il gruppo nasce nel 1999 e questo "Sole in dissolvenza" rappresenta il loro terzo LP in studio. La loro caratteristica principale è quella di fondere alcuni elementi che si trovano comunemente nel prog rock occidentale con un'attitudine canora che è tipica del rock russo, quella del cosiddetto "bard rock". La musica ha una struttura massiccia con arrangiamenti abbastanza complessi ma un ruolo fondamentale è giocato dalle liriche poetiche e dal modo di cantare di Sergey Kalugin che ricorda in maniera impressionante il carisma e lo stile di Boris Grebenshchikov dei leggendari e connazionali Akvarium. Peccato che non possiamo cogliere il significato delle liriche ma sicuramente lo stile di Kalugin, molto teatrale e cantautoriale, appare nonostante questo decisamente coinvolgente. Riguardo la musica troviamo una struttura di base molto robusta, come accennato, fornita dalle chitarre elettriche, che in qualche frangente si stagliano in primo piano con riff rumorosi e compatti che ci portano in territori più vicini al Prog Metal, anche se in questo caso siamo ben distanti dalla miriade dei soliti cloni dei Dream Theater. La breve traccia di apertura, "Ofis" (ufficio), che segue il breve intro strumentale della title track, in realtà sembra appartenere ai territori del Thrash Metal più che al Prog ma si tratta tuttavia di episodio breve ed isolato nel contesto di un album abbastanza vario. Già con la traccia successiva, "Khuankhe. Dozhd nad belikoy rekoy" (Hwang Ho. Pioggia sul grande fiume), cominciamo a familiarizzare col gruppo scoprendo il suo gusto nell'unire elementi sinfonici a motivi folkloristici provenienti da culture diverse (in questo caso la Cina). In realtà il richiamo orientale è molto flebile ed è rappresentato da qualche linea di flauto e alla stessa maniera, nelle altre tracce, i richiami folkloristici sono in molti casi allusivi ed appena accennati. La traccia stupisce per i riferimenti ai King Crimson che, calati in un mood oscuro e quasi nordico, fanno pensare ad un pezzo degli Anekdoten. Le melodie tastieristiche sono sempre ampie e distese, e sorvolano le canzoni in maniera maestosa, come la fitta coltre di nuvole che non abbandona mai i cieli Pietroburghesi. In generale i pezzi hanno un impatto epico, a volte solenne a volte invece quasi melodrammatico, come avviene per "Das Boot" che sfoggia anche qualche verso in francese cantato dalla voce angelica di una bambina mentre sullo sfondo turbinano le chitarre elettriche. Da segnalare per la sua particolarità "Sichylyanskiy Vynograd" (Uva siciliana) che rende omaggio al nostro paese attraverso vistosi richiami folkloristici, con tanto di mandolino. Nel suo complesso la traccia sembra quasi un pezzo di De Andrè, a metà strada fra "Volta la carta" e "Bocca di rosa", con ritmi danzerecci e uno spigliato flauto, e naturalmente la voce da bardo di Kalugin. Un po' a sé stante è anche la traccia di chiusura, "Armageddon FM", semplice e cantautoriale, che sembra quasi un pezzo sottratto agli Akvarium.
Il grande problema di questo album è che per averlo bisogna contattare direttamente la band o, in alternativa, andarselo a comprare in Russia. Per chi ama esplorare le nuove correnti musicali russe si tratta di un must, per tutti gli altri può rappresentare un buon disco di prog con vaghe contaminazioni folk, influenze Crimsoniane e un'anima prog metal che ogni tanto viene fuori. Infine, per chi si nutre solo di prog metal, questo CD può essere una vera sorpresa in quanto rappresenta una variazione di questo genere inusuale ed interessante.

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

ORGIA PRAVEDNIKOV For those who see dreams, Vol. 1 2010 

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