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FINNEGANS WAKE Blue AltrOck 2008 BEL

Da cosa può essere composto un CD? Brani, canzoni, tracce, poesia, idee, banalità, incongruenze, … decine di parole potrebbe essere usate per definire i contenuti di un disco e trovarle comunque insufficienti a spiegare il turbinio di sentimenti positivi che innesca un disco di questo tipo. Sono tuoni e fulmini, albe infuocate e tramonti spumeggianti, nevicate in lande desertiche del Gobi, aurore boreali, potenti venti asciutti di terra e cieli cangianti di un marzo dimenticato, che per magia riaffiora tra gli strati della coscienza. Un disco come questo, specie se arriva inaspettato e improvviso, può scuotere in profondità e schiaffeggiare pesantemente tutti quelli che ripetono alla nausea che un certo genere musicale è morto e sepolto …
I Finnegans Wake (nome tratto dal libro di James Joyce) sono una realtà multietnica con sede nel Belgio, terra di gruppi avanguardistici e di fantastiche tradizioni progressive e giungono con questa opera al quinto lavoro. Per l’occasione le incisione sono state fatte in terra brasiliana, nella splendida Natal e comprendono dieci brani (nove, più una bonus track) di quel genere che incanalandolo, magari un po’ a forza, viene odiernamente descritto come avant prog, chamber music. Indubbiamente gli elementi avanguardistici sono quelli che contraddistinguono il lavoro. L’utilizzo degli archi e dei fiati riconduce ai tratti cameristici, ma fondendo questi suoni con la chitarra elettrica e una batteria varia, saporita, intelligente e dai suoni raramente così perfetti e precisi, viene fuori un prodotto personale e facilmente distinguibile, seppur innegabilmente dai tratti riconducibili a gruppi quali Henry Cow, Magma, Univers Zero e, in maniera decisamente coinvolgente, a certo Frank Zappa orchestrale. I brani sono tutti belli, che siano dominati dal potere chitarristico come l’opener “Honfleur La Jolie”, dalle voci zeuhliano-liriche come in “Luftspiel”, dagli archi come nella title track, dal potente, cangiante, trascinante e spericolato jazz rock della bonus “Agakuk” o dalla psichedelica progressione jazzy di “Vulnavia” o da qualsiasi altra cosa canterburyana-zeuhliana-cameristica-jazz-sperimentale qui presente tutto scorre in una fantastica dimensione, complessa e onirica, che raramente è ascoltabile.
Disco ultraconsigliato!!! Compratelo, per farvi veramente del bene.

 

Roberto Vanali

Collegamenti ad altre recensioni

FINNEGANS WAKE Yellow 1994 
FINNEGANS WAKE Green 1998 
FINNEGANS WAKE 4th 2005 

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