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GARGAMEL Descending Transubstans 2009 NOR

Una quindicina di anni fa, ascoltando questo disco, avremmo sicuramente gridato al miracolo. Di miracoli oggi ha poco senso parlare, visto che sono intervenuti, già nel corso della fase più moderna del progressive rock, altri gruppi a gettare le fondamenta per un certo tipo di proposta musicale; tutto questo non toglie che la seconda prova dei Gargamel non passerà inosservata nel nostro piccolo mondo musicale. Avevamo parlato bene del debutto di questa band norvegese, definendo il loro come un album ben fatto ma sicuramente di maniera. Il discorso oggi è un po' diverso perché il gruppo è riuscito ad instillare nella propria musica maggior carattere e personalità, arrivando inoltre a perfezionare tutti quegli elementi che avevano reso la loro proposta interessante alle nostre orecchie. Inoltre troviamo un sound decisamente potente, graffiante e ravvivato, in cui vengono estremizzate ed enfatizzate certe soluzioni. In particolare lo stile sembra sbilanciarsi di più verso i VdGG che non verso i King Crimson, che invece nell'esordio erano più presenti. Vi è poi una più marcata componente psichedelica, con qualche richiamo agli Hawkwind. Il mood è costantemente oscuro e tetro ma si apre a cavalcate serrate che sprizzano energia pura e che spesso sconfinano in momenti più dilatati che ispirano senso di mistero e fascino.
E' questa un'opera grintosa e compatta che si articola in soli quattro pezzi che oscillano da un minimo di nove ad un massimo di 17 minuti circa con la traccia di chiusura. Su una base musicale oscura e dinamica, grazie anche alla registrazione in presa diretta della base strumentale, si innesta una serie di eleganti sovraincisioni di una ricca serie di strumenti, primo fra tutti il Mellotron, usato davvero a profusione, per proseguire con tutta una gamma di tastiere vintage, archi e legni. Il sottobosco sonoro che ne deriva è davvero intrigante ed è bello scoprirlo passo passo. Come per "Watch for the umbles" le parti cantate rimangono poco rappresentate ma comunque meglio inserite nel contesto ed interpretate forse in maniera più efficace.
Si tratta di un album con il quale immediatamente si riesce a familiarizzare ma che, ad un ascolto più attento, arriva a regalare tutta una serie di sensazioni sonore aggiuntive. E vi avverto: è bello goderselo in macchina o in situazioni non impegnative ma un ascolto in questo contesto non valorizza sicuramente un'opera in cui i dettagli sono davvero ben studiati e che meritano di essere messi a fuoco col giusto approccio e la massima attenzione. Mi sento di dire che personalmente preferisco questo album al pur ottimo predecessore, ma si tratta comunque di gusti personali. La realtà dei fatta parla di un disco ben fatto che farà la gioia dei cultori della nuova ondata del prog scandinavo iniziata nei primi anni Novanta con i Landberk. Se amate questi suoni e questo tipo di musica andrete sul sicuro.



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Jessica Attene

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