Il terzo album del trio capitanato da Randy George non si presenta stilisticamente molto diverso dai suoi predecessori, ma segna tuttavia un certo progresso da un punto di vista compositivo. Il gruppo paga ancora dazio ai propri numi ispiratori Neal Morse e Rick Wakeman, ma c'è da dire che la resa finale, se non decisamente personale, questa volta riesce a convincermi quasi del tutto. Si tratta ancora di Prog radiofonico, con brani che potrebbero essere dei potenziali hit, ma al contempo sono presenti composizioni maggiormente elaborate e comunque anche i momenti meno avventurosi presentano un appeal da non disprezzare. La melodia la fa spesso da padrona e i sette brani sembrano proprio fatti apposta per catturare l'attenzione di chi ama un Prog fatto di flash strumentali, impasti vocali e ritmiche accattivanti. Ad ogni modo la maggior parte dei brani si mantiene su una durata intorno ai 6-7 minuti, non stiamo parlando proprio di un album composto da canzoncine orecchiabili e ruffianotte; aggiungiamo poi che è anche presente un lungo brano di oltre 19 minuti, la bella "Redemption", che si mantiene per una buona metà della sua durata su tonalità molto pacate, con un cantato femminile che ci culla gentilmente fino al momento in cui gli strumenti riprendono il controllo della situazione e i consueti impasti vocali ci guidano verso la conclusione di questo bel brano che, tuttavia, non è a mio giudizio il migliore del lotto. I testi delle canzoni, va da sé, sono di natura cristiana, come nelle passate prove degli Ajalon, e i sette titoli sono degli inni alla vita e alla redenzione o delle allegorie bibliche. Si tratta in definitiva di un buon album, decisamente più accattivante rispetto a quanto prodotto finora da George e soci, suonato con buona padronanza strumentale e con un'attrattiva che può senza dubbio decretarne il successo anche al di fuori delle singole cerchie di appassionati di rock cristiano, di fan di Neal Morse, di Prog americano, etc.