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FLAT122 Kagerou Musea/Poseidon 2009 JAP

Disco piuttosto controverso ed eclettico questo "Kagerou"! I Flat 122 avevano esordito nel 2005 con un album estremamente gradevole come "The Waves", in cui confluivano con un certo estro in uno stile elegante e piuttosto personale diverse influenze come il jazz e la musica neoclassica, insieme ad uno sguardo sul progressive rock dei King Crimson, Renaissance ed Enid. Trascorsi quattro anni dall'esordio il trio nipponico, ancora composto dal chitarrista Satoshi Hirata, il tastierista Takao Kawasaki ed il batterista Kiyotaka Tanabe si ripresenta con un suono che riflette ancora le caratteristiche di "The Waves" avvicinandosi sensibilmente verso atmosfere folk intimiste ed un approccio più compassato e rilassato. Se prestiamo attenzione alla presenza degli ospiti coinvolti nella realizzazione di "Kagerou" spicca inoltre la partecipazione di Emi Sasaki dei Quikion, con il suo caratteristico accordion: una presenza rilevante che riesce ad imprimere con il suo tocco delicato la direzione artistica di tre brani, "Stella Lee Jones", la breve "Improvisation" e "Kagerou", probabilmente il capolavoro del disco.
Le noti dolenti di questo disco riguardano esclusivamente i primi pezzi, ovvero "Clouds" e "Panorama 2", due brani strumentali affidati prevalentemente alla chitarra di Hitara a mio abbastanza inconcludenti, il primo venato di qualche buona intuizione anche se anonimo nel suo insieme (l'assolo di chitarra è tutt'altro che memorabile...) mentre il secondo, "Panorama 2", approssimativa e pretenziosa marcetta pseudo sinfonica sembra giusto una demo inserita come riempitivo... E' proprio il caso di dire, facciamo finta di niente! In effetti mi sembra giusto affermare che il disco vero e proprio incomincia con l'intima e rarefatta ballata "Sterra Lee Jones", in sottile equilibrio fra le sensazioni folk dei Quikion ed il romantico pianismo neoclassico di Kawasaki, con le delicate e suggestive linee vocali di Miho Amano a sottolineare una purezza espressiva quasi commovente. Un altro momento intenso è la suite "Matsukura Snow", in cui ritroviamo la bella voce di Akane Kobinata, già presente in "The Waves"; ispirato probabilmente al monte Matsukura, questo lungo brano riesce a comunicare il senso di candore, di tranquillità e meraviglia di un paesaggio innevato attraverso eleganti fraseggi jazzati e rarefatti passaggi onirici accostabili per intensità ai compianti Sixnorth. I Flat 122 però danno probabilmente il loro meglio con l'epica title-track "Kagerou", sicuramente il pezzo più sperimentale, "moderno" e movimentato del disco, in cui oltre alla consueta vena romantica si avverte l'influenza della musica minimale di Steve Reich, come del resto già accadeva in "The Waves", ed una buona cura nelle sonorità degli strumenti e negli effetti, una buona presenza ritmica delle percussioni di Kiyotaka Tanabe ed intriganti ed originali interventi dell'accordion della Sasaki. Peccato davvero che i Flat 122 non abbiano avuto, diciamo, il coraggio di approfondire ulteriormente il loro lato musicale più sperimentale, come anche quello più intimamente elettronico che si percepiva maggiormente in "The Waves", ed invece in minima parte in questo cd... Il disco si conclude infine con una buona versione in concerto di "The Waves" come bonus track, accorciata di circa cinque minuti rispetto all'originale ma altrettanto suggestiva. Ora speriamo di non dover attendere un ulteriore lustro per ascoltare il prossimo nuovo disco dei Flat 122... magari, perché no, un disco che non sia per forza oltre i settanta minuti di durata, non contaminato dalla presenza di pezzi non all'altezza del reale talento del gruppo...


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Giovanni Carta

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