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YNEY Antarctina Electroshock Records 2004 RUS

Questa è un'uscita abbastanza inusuale per la Electro Shock, con "Antarctina" siamo infatti nei dintorni di sonorità cosmiche strettamente imparentate con la techno-trance minimale e la deep ambient, un tipo di musica forse più facile da ascoltare nei dance club più alternativi piuttosto che nei circoli di musica d'avanguardia... Ed è pur vero che certi aspetti della musica alternativa elettronica spesso si incrociano volentieri con l'estetica e l'espressività tipica della musica più sperimentale e di confine... Yuri Orlov, Andrei Kireev & Igor Shaposhnikov, alias Yney, sono un trio di artisti e musicisti attivi negli ambienti dell' avantgarde musicale e letteraria nella Mosca degli anni ottanta che hanno trovato nell'elettronica, in tutte le sue forme, il mezzo migliore per esprimere la propria arte. Riuniti significativamente sotto la sigla Yney (in italiano "brina") i tre musicisti hanno registrato "Antarctina" durante tre intense giornate estive verso la fine del secolo scorso... è abbastanza ironico come una session estiva abbia generato una produzione musicale tanto glaciale, di nome e di fatto, ispirata in buona parte ai Kraftwerk dei primi anni ottanta e con svariati contaminazioni che vanno dall'acid house al dub fino al funk più mutante e contorto, il tutto all'insegna di una idm dovutamente oscura anche se non priva di risvolti ironici e più fruibili (dovuti, chissà, proprio al clima estivo moscovita...) Il pezzo d'apertura "Appearance From Above" lascia ben poco spazio all'immaginazione con le sue ventate cosmiche ed un sound synthetico digital-analogico dall'andamento ipnotico, narcotizzante e quantomeno inquietante. Nei pezzi successivi la tensione si alleggerisce con l'introduzione di elementi melodici e ritmici di facile presa, sempre in un contesto futuribile... lounge music aliena e dub-ambient androide non sono certo pane quotidiano per chi si nutre esclusivamente di rock (prog), però indubbiamente per chi ama calarsi nelle ambientazioni cosmiche ed immergersi in un clima sci-fi a tinte forti, "Antarctina" rende assai bene; senza offrire nulla di particolarmente nuovo o sconvolgente, pezzi come il cadenzato e monolitico groove planante di "Flight Over Continent", intrecciato con elementi industrial-dub e scheletrici ricami acid-house oppure le scurissime profondità cyberpunk di "Fly Out" (si sentono reminescenze dei Clock DVA post "Man-Amplified") sono una valida alternativa alla noia imperante ed una buona colonna sonora per le nostre serate immerse nel chiaro di luna, con uno sguardo rivolto verso l'infinità dello spazio...


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Giovanni Carta

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