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ANTONIUS REX Zora Tickle 1977 (Black Widow 2009) ITA

In Italia, allora, per il progressive le cose erano ben diverse. Era il 1977, cose da dire ce n’erano tante e soprattutto per chi aveva esperienza la strada era spianata. Certo, c’era il punk, c’era la disco music e molti strizzavano l’occhio un po’ a tutti e a tutto, dando forma ad progressive molto contaminato. In questo contesto il chitarrista Antonio Bartoccetti si muoveva con una certa sicurezza, dettata da una lunga esperienza, che partiva con il gruppo Jacula dalla fine degli anni ’60 e che lo vedeva gestore di un suono con forti tendenze oscure e misteriche. Nel 1977, a nome Antonius Rex, uscì “Zora”. La prima stampa, ad opera della Tickle, vedeva quattro brani dalle decise tinte drammatiche ed evocative. Già l’anno dopo ne uscì una nuova edizione con l’aggiunta del brano “The Gnome” e la copertina sensibilmente diversa. Entrambe le edizioni, data la tiratura limitata, finirono presto nel mercato delle rarità. Nel 1992 una prima ristampa digitale del disco, incluso della prima bonus track, venne rieditata dalla Mellow Records. Oggi, viste anche le caratteristiche musicali del lavoro, la Black Widow di Genova ne opera una nuova edizione in digipack, con l’utilizzo della copertina originale e con un ulteriore inedito.
Il disco è stato, a più riprese e per diverse motivazioni, condannato dallo stesso autore, vuoi perché composto frettolosamente per correre incontro ad esigenze di tempistica commerciale, vuoi per la fumettistica copertina originale dalle tinte macabre e sexy, vuoi per l’utilizzo commerciale della prima ristampa, voluta dalla produzione sull’onda della morte del batterista Albert Goodman, nel 1978, vuoi per i contenuti stessi che si basano anche su recuperi di materiale precedente, come in “Morte al potere”, parziale rivisitazione di U.F.D.E.M., pubblicato su “Tardo Pede in Magiam Versus” del periodo Jacula.
L’analisi del lavoro ci pone di fronte ad un buon lavoro di pulizia e suoni, pulizia che dà modo di valutare in maniera chiara anche le potenzialità musicali del lavoro.
Il primo inedito “The Gnome”, anche qui utilizzato come opener, è un brano semplice, a detta dell’autore composto in poche ore proprio per essere inserito di fretta nella ristampa 1978, corre in bilico tra sinfonismi orecchiabili e ritmi serrati, quasi danzerecci, è chiaramente avvertibile un forte distacco compositivo con la restante parte del disco. Infatti già il secondo brano “Necromancer” dopo l’avvio recitato su atmosfere messianiche, apre ad un jazz in 7/8 dove duettano la chitarra distorta di Bartoccetti e il pianoforte della bravissima Doris Norton. Analogamente gli altri tre brani del vinile originario viaggiano attraversando momenti di cupa introspezione con massiccio utilizzo di organo, come nel lungo intro di “Spiritualist Séance”. Momenti più aggressivi e decisi, si alternano a parti dal piglio improvvisato, che aumentano il pathos e il rimestamento interiore. Alla stessa stregua si alternano le parti cantate da Bartoccetti e dalla Norton, con effetti diversi in base al risultato ricercato, pur mantenendo testi visionari, allucinati nei loro riferimenti oscuri e decadenti.
Chiude il disco il nuovo inedito, “Monastery”, uno strumentale la cui registrazione risale al 1980. Appare un brano più compiuto e ragionato della restante parte, con movimenti elettrici ed elettronici molto legati all’epoca di incisione, decisamente buone le prove di entrambi i solisti, con parti che si avvicinano anche ad un ottimo jazz rock, lievemente più statico il risultato ritmico.
Essendo ormai praticamente irreperibile ogni altro supporto, questa nuova edizione diviene una leccornia imperdibile, non solo per gli appassionati dei suoni e delle atmosfere più sotterranee e nere, ma anche perché quadro chiaro ed evidente di un suono molto radicato e rappresentativo del suo tempo, messo in atto da una delle figure maggiormente carismatiche e importanti del panorama progressivo italiano degli anni ’70.



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Roberto Vanali

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