Home
 
ER. J. ORCHESTRA The best of lives: volume one Caravan Records 2009 UKR

Questo CD ha un solo grande difetto: quello che non si trova tanto facilmente. Allora perché dargli spazio con una recensione? Semplicemente mi auguro che possiate in qualche modo acquistarlo perché si tratta di un album di gran pregio, cosa di cui del resto non ci stupiamo più di tanto, conoscendo la produzione di questa formidabile band. Questo di cui parliamo non è un semplice live ma un’opera a sé stante, con una propria fisionomia, che contiene una serie di produzioni inedite che vanno a completare alcuni dei tessuti musicali del meraviglioso album in studio “Gabrielius”, debutto risalente ormai al 1998, e del successivo “On The Hill Again” del 2002. Gli Er. J. Orchestra, o meglio gli Erotic Jazz Orchestra, sono partiti da un paio di brani già noti ai fan, e per la precisione da “Tea Ceremony”, di cui troviamo una versione in entrambi i dischi appena citati, e da “Jasper Garden”, presentata invece soltanto su “On The Hill Again”, e li hanno integrati con nuove composizioni che appaiono in perfetta sintonia e continuità con essi, consegnandoci in sostanza un’opera originale, che riesce inoltre a catturare l’essenza più profonda della loro arte.
Le registrazioni sono state prese dal vivo in tre diversi concerti avvenuti fra il 2002 ed il 2007. Lo stile del gruppo, lo ribadiamo per chi non ne fosse a conoscenza, è un morbido impasto di jazz rock, musica classica e preziosi contaminazioni folk, realizzato da musicisti professionisti, preparati e dotati di gran talento e sensibilità. In particolare questo album appare eccezionalmente sinfonico ed orchestrale ed è pervaso da arie strumentali avvolgenti e suggestive che disegnano ambientazioni fatate, suggerite anche da titoli come “King Tilirim and his Elfdom” o “Magor the Magician”, che ci portano in regni incantati di elfi e stregoni. La varietà timbrica dei suoni è spettacolare ed è resa particolare anche dalla scelta degli strumenti, fra i quali fanno bella mostra anche quelli della tradizione folk ucraina, come la gusla o la domra, che si affiancano al violino e alla viola di Viktor Krisko, al vibrafono di Andrei Pushkarev, alla tromba di Gregory Nemirovsky, al flauto e alle tastiere di Alexei Alexandrov e così via, scorrendo il folto elenco di musicisti e collaboratori che entrano in scena di canzone in canzone e che vede collaborazioni eccellenti come per esempio quella del celebre jazzista Arkady Shilkloper al corno francese.
La scelta del pannello strumentale è perfettamente funzionale alla resa di ogni pezzo che rimane il fine ultimo verso cui converge tutta l’energia creativa ed espressiva dei musicisti. I pezzi che si susseguono sono in estrema sintonia l’uno con l’altro e la visione unitaria è data in parte anche dalla durata abbastanza omogenea di ognuno di essi che oscilla fra i 12 ed i 16 minuti. Squilli di trombe e tanti campanellini ci portano nel regno del re Tilirim (stiamo ascoltando la traccia di apertura) con un incipit solenne che però prelude a temi sinfonici leggiadri, ampi, a volte giocosi e a volte semplicemente magici, dove la più grande attenzione è riposta nella scelta di ogni respiro musicale. In questo idillio jazz-folk a tinte sinfoniche i richiami più tangibili sembrano essere quelli verso compositori classici come Rimskiy Korsakov che hanno saputo trasformare in musica favole come quelle de “Le mille e una notte”. I suoni cristallini e le melodie leggiadre somigliano quasi ad una corsa in slitta su una strada coperta di neve soffice che taglia per boschi di cristallo, coperti da ghiaccio scintillante. La successiva “Magor the Magician” porta in sé qualcosa dal fascino antico e cioè un tema per corno dal sapore medievale, attorno al quale è stato costruito il pezzo. Il corno medievale è qui suonato da Nemirovsky e si fonde a suoni moderni e puliti in un insieme coerente e seducente. La terza traccia è costituita dalla coppia “Jasper Garden” e “Tea Ceremony”, pezzi già idealmente legati su “On The Hill Again” e che risaltano per le timbriche legnose dei flauti dolci di Alexei Alexandrov che infondono quasi un tocco orientaleggiante ad un tappeto musicale elegante e sofisticato.
I suoni metallici del vibrafono e quelli vibranti del piano si muovono sulle trame soft jazz sinuose e vellutate di “Eljazo”, pezzo attraente per la sua eleganza e che stupisce per le incursioni degli archi che portano improvvisamente scompiglio, come una inaspettata folata di vento che alza all’istante un mare di foglie leggere e crepitanti. In questo pezzo si segnala l’intervento della Chamber Orchestra The Elvian Scale diretta da Nemirovsky. Il pezzo di chiusura è “Eliris’ Eyes”, che presenta numerose esplosioni solistiche e che suggella con classe, in un crescendo progressivo di emozioni, un album vivo e perfetto. Il migliore degli Er J Orchestra? Forse. Un album di cui si può fare a meno? Direi assolutamente di no, anzi, collocatelo senza paura fra le vostre priorità di acquisto.



Bookmark and Share
 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

ER. J. ORCHESTRA On the hill again 2002 (Mellow 2006) 
ER. J. ORCHESTRA The unicorn live 2009 

Italian
English