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KHATSATURJAN Disconcerto grosso Musea 2010 FIN

Nel 2002 l’esordio della band finlandese Khatsaturjan (che prende il nome da un compositore armeno del XX secolo), con un mini-album autoprodotto comprendente tracce originali e versioni da Mussorgsky e Berlioz, aveva dimostrato l’amore per la musica classica da parte dei componenti del gruppo.
Il 2006 li vede invece autori (edizioni Musea), con “Aramed forced of Simantipak”, di un album controverso, snobbato da molti per l’eccessiva pretenziosità, ma anche apprezzato (magari per lo stesso motivo!!) da altri fans.
Chissà se “Disconcerto grosso” saprà fugare i dubbi del precedente album o se, invece, ne originerà ulteriori?
La conferma della line-up (Atte Kurri voce, Ikka Piispala batteria, tastiere e voce, Ikka Saarikivi tastiere, cello e voce, Jaakko Koikkolainen, basso e voce) è già indicativo della solidità del progetto.
Sembrano affievoliti invece i numerosi richiami alla “classica” presenti nei primi due lavori.
I due brani iniziali “A rhyme of a dime” e “Reality escapade saga” sono particolarmente debitori degli arrangiamenti corali dei Queen, con chitarra e tastiere vintage in bella evidenza.
L’impressione che emerge sin dai primi ascolti di questo ”Disconcerto grosso” è che il meglio i 4 ragazzi finlandesi siano in grado di offrirlo nei brani di più lungo minutaggio.
“Herculean” e “The tunnel” ne sono senza dubbio i picchi creativi. Il primo brano si caratterizza per una intro molto genesisiana (la chitarra arpeggiata) mentre, quando il suono si fa più aggressivo, decisamente articolato e più “moderno”, i riferimenti più immediati si chiamano Magic Pie, Flower Kings e nei momenti più stralunati anche i Beardfish. I diciotto minuti del pezzo scorrono che è un piacere con momenti più riflessivi ed altri più movimentati, tra “vuoti” e “pieni” decisamente apprezzabili. Certo non cercate troppo l’originalità…
Ottima anche la seconda suite “The tunnel”, benché si dilunghi un po’ troppo, comunque ricca di ottimi “assolo” e di melodie azzeccate. Sventagliate di synth e cori caratterizzano anche la leggera “Present here and now”, mentre appare più frastagliata “Dusk” sebbene il “trade-mark” Khatsaturjan sia anche qui ben presente. Per contro“Claims of No can do” è poco convincente e confusa con un cantato che lascia decisamente a desiderare.
La conclusiva “Travels led by chance” si discosta dal resto dell’album essendo sicuramente più soffusa e delicata con il cello a tessere delle notevoli trame sonore.
“Disconcerto grosso” è nel complesso un bell’album, ricco di buone idee e di altrettanto validi momenti strumentali, meritevole senz’altro di attenzione e, il che non guasta, un deciso miglioramento da parte della band nella ricerca di una precisa identità musicale.


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Valentino Butti

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KHATSATURJAN Aramed forces of simantipak 2006 

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