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WISHIN' CAP Wishin' cap Demo autoprod. 2010 ITA

Decine di ascolti per cercare di capire .Li ho “odiati”, “insultati” poi soltanto ammirati!!
Gli autori di tutto ciò 5 ragazzi di Imola: tali Ritchie alle chitarre, Lovy alle tastiere, Corvo al basso, Andrew alla batteria e Manuel alla voce. Wishin cap insomma.
Ma cosa hanno di tanto affascinante questi 40 minuti di musica? Difficile dirlo. Eppure sono speciali davvero.
Musicalmente beffardi, avventurosi,pazzoidi, un gran teatro musicale dove tutto (o quasi) è ammesso.
Sopra tutto, però, una grande padronanza strumentale,mai ostentata,ma evidente ed un ottimo cantante.
Non vi abbiamo certamente chiarito le idee con queste poche righe. In effetti i Wishin Cap non aiutano di certo. Assomigliano a tutti e nel contempo a nessuno, tanto sono liberi nel loro fare.
Le 9 composizioni (tutte intorno ai 4-5 minuti, con una punta di poco più di 7) ora sfiorano sonorità romantiche più tipiche del prog (l’intro di “Feed for fun”), ora si “imparentano” con Elio e le Storie Tese (sempre “Feed for fun”) con trame bizzarre. A volte ricordano certi episodi dei Ritual (il brano “The emulic voluntary band” del gruppo svedese è un buon esempio per capire la musica dei ragazzi romagnoli) o anche dei Beardfish in versione ”facciamo un brano di 5 minuti non di più”.
Moderni, spumeggianti, prendono una direzione “quasi” da avanspettacolo (“The grandpa with an octopus body”), poi piazzano un “solo” di synth che più prog non si può…. Ma ci prendono in giro?
Riffoni rock in “Shakin’ in my shoes” si trasformano in una strascicata ballata blues in “Why are you gone”.
Numerosi cambi di tempo, un piano honky tonk (!), un ritornello stralunato, una bella ed efficace chitarra elettrica contraddistinguono la deliziosa “Love at first sight”.
Una grande quantità di buone idee sono presenti anche in “On the quiet”: chitarra aggressiva (a tratti di impronta southern), Hammond, sprazzi ludici da fiera paesana, il solito refrain azzeccato.
Più tradizionale il dipanarsi di “Inside your mind” dai connotati hard prog (alla Wishin cap…sui generis quindi) e con probabilmente la migliore prestazione canora dell’intero lavoro.
Puro divertissement (anche nel titolo) “There is a pigeon in my tea” di soli 64 secondi.
“Loneliness” rappresenta certamente l’essenza del “Wishin cap pensiero”: su un tessuto che per comodità definiamo prog (assoli, cambi di tempo…), i 5 ragazzi mostrano anche qui la loro indipendenza artistica farcendo il brano di trovate estemporanee ma funzionali ( anche gli yeah yeah yeah!!!).
Wishin Cap: una bomba….non convenzionale. Ed un elogio alla follia.



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Valentino Butti

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