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STICK MEN Soup Stick Men 2010 USA

Il curriculum di Tony Levin, già abbondantemente lungo e da sempre aperto alle più svariate esperienze, si arricchisce ulteriormente con questo nuovo progetto denominato Stick Men. Si tratta di un trio formato da tre mostri di tecnica e comprendente, oltre Levin, un altro eccezionale stickista, Michael Bernier e Pat Mastellotto alla batteria. I tre si trovano alla perfezione e realizzano un cd intitolato “Soup”, dove mettono in bella mostra la loro straordinaria abilità esecutiva in una serie di composizioni che molto devono ai recenti King Crimson, attraverso timbri moderni e combinazioni strumentali articolate, ma che pure mostrano una certa varietà, con passaggi anche abbastanza diretti. A dimostrarlo c’è subito una partenza quasi funky, con la title-track allegra e rappata, ma anche aperta a soluzioni strumentali brillanti e grintose, dove si intravedono i primi cenni crimsoniani. L’esplosione avviene con le tre parti di “Hands”, in cui gli insegnamenti del professor Fripp sono più evidenti, con ritmi imprevedibili in continua variazione, slanci solistici frenetici, pause a sorpresa, una grande potenza sonora e tanto altro. Queste appena evidenziate sono le caratteristiche ravvisabili con maggiore frequenza nell’arco del lavoro (un brano notevolissimo come “Sasquatch” sembra uscito dalle sessions di “Discipline”), in cui appare chiaramente l’enorme talento dei musicisti, capaci davvero di tutto con i loro strumenti e bravi a non incappare mai in un banale autocompiacimento. Ma, come accennato, l’album è abbastanza multiforme e così, più che su potenza e frenesia, capita che si punti alla creazione di atmosfere pacate e impalpabili, come avviene con i timbri moderni all’inizio della stupenda “Inside the red pyramid” (che ha poi un finale epico e crimsoniano), o con il pop elettronico di “Scarlet wheel”. Altro momento clou di “Soup” è rappresentato dall’influenza classicheggiante evidente nelle quattro tracce in cui gli Stick Men propongono una loro personalissima rilettura della celebre composizione “Uccello di fuoco” di Stravinsky. Album riuscitissimo, attuale nonostante le influenze color Cremisi, suonato alla perfezione da dei veri maestri, adatto a chi ama i tecnicismi, eppure tutt’altro che freddo. Come dritta finale vi dico che se vi capitasse di avere l’occasione di vederli dal vivo, non fatevela scappare, perché lo spettacolo è assicurato!


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Peppe Di Spirito

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