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LORENZO MONNI Grey swans of extremistan Lizard/Zeit Interference 2010 ITA

Dopo l’ottimo “Debris”, lavoro autoprodotto assai ricco di inventiva, Lorenzo Monni ha finalmente avuto un pieno supporto discografico e produttivo da parte di una etichetta discografica esperta e coraggiosa come la Lizard, attraverso la sua nuova side-label più sperimentale, la Zeit Interference, scelta quantomai azzeccata vista la totale particolarità della proposta musicale di Monni. Sin dal suo esordio di pochi anni fa, “Death of A Future Man”, Lorenzo Monni si era già distinto per un approccio niente affatto ortodosso, un modo di intendere e fare la musica che è stato confermato da un disco enigmatico, ambizioso ed eclettico come “Debris”, lavoro in cui si evidenziavano le sue aspirazioni più avanguardistiche e “sinfoniche”, con un largo utilizzo dell’elettronica ed una tendenza alle ambientazioni più oscure ed esotiche. Musicista inquieto e fuori dagli schemi, Lorenzo Monni con il suo terzo disco prende relativamente le distanze da “Debris” e rinuncia del tutto all’utilizzo di tastiere e synths per dedicarsi unicamente alla chitarra: “Grey Swans of Extremistan” in misura diversa rispetto a “Debris” diventa uno dei dischi più strani che mi sia capitato d’ascoltare negli ultimi mesi... Non più strettamente il frutto di un singolo musicista, la musica di Lorenzo Monni questa volta è sostenuta da un abile sezione ritmica, costituita dalla batteria di Luca Visentin e Fabio Ricci, Luca Visentin fra l’altro ha anche affiancato direttamente Lorenzo Monni alla produzione; lasciate dunque indietro le sonorità delle tastiere, “Grey Swans of Extremistan” ha un suono più aggressivo ed ostico, specialmente nei momenti in cui Monni si diletta alla sperimentazione più selvaggia con largo uso di effetti per le chitarre... Ovviamente si percepisce ampiamente l’influenza di Robert Fripp, come ci sono anche delle similitudini con gli ultimi Miriodor, però si possono anche ascoltare delle interessanti aperture psichedeliche vagamente vintage come accade in “The Art of Being Amazed”, pezzo dalla struttura piuttosto intricata ed intriso di uno strano senso di malinconia. Nel complesso “Grey Swans” è un disco forse più omogeneo di “Debris”, senza eccessivi salti stilistici da un brano all’altro, quasi del tutto privo della dimensione “sinfonica” che aveva caratterizzato parte le precedenti composizioni e più orientato verso un’estetica jazz. Rimane invece invariata l’attenzione verso le sonorità etniche ed esotiche, come possiamo ascoltare nell’iniziale “Cascade”, bell’esempio di ispirazione crimsoniana non banale; spesso gli accordi e gli arpeggi di chitarra alternano le dissonanze più ruvide e criptiche con passaggi melodici estremamente raffinati e delicati. Forse ci sarebbe ancora da limare qualche eccesso grottesco di troppo come in “Mosquitos Will Defeat FBI”, alla lunga leggermente tedioso come anche “The Mysterious Cyclist of Cyclette”, mentre ho trovatto estremamente interessanti le sortite più rumoriste ed elettroniche, come avviene nell’incubo cosmico di “Zeitgeber”. Da notare come l’intero disco sia ispirato al libro di Nassim Nicholas Taleb, “Il Cigno Nero”, studio sull’improbabilità che determina la storia e le nostre esistenze, gli eventi rari ed assolutamente imprevedibili (secondo Taleb) che influenzano il corso del mondo... Monni ha decisamente trovato il concept ideale per la sua musica... un’altro passo verso la maturità, “Grey Swans of Extremistan” è un disco che pur con le sue piccole imperfezioni si inscerisce fra le uscite più interessanti di questo 2010.


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Giovanni Carta

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