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BREZNEV FUN CLUB L’onda vertebrata: Lost + found vol. 1 AMS Records 2010 ITA

Il Breznev Fun Club è una formazione nata nella provincia di Matera negli anni ’80 e che già nei primi anni di attività ha puntato su un discorso personale, scrivendo musica nuova e proponendola in esibizioni dal vivo molto particolari, visto che nei live emergeva un aspetto teatrale molto marcato. Nel corso degli anni ci sono stati momenti di pausa, vari cambi di formazione ed un incremento costante del loro repertorio, che diventa spesso estremo e provocatorio nei concerti. Per poter ascoltare la loro musica su un supporto sonoro è stato però necessario attendere il 2008, anno in cui è uscito il libro “Italian prog”, con una compilation di inediti in cui figurava anche la formazione lucana con due brani risalenti al decennio precedente. Di recente la reunion del gruppo ha fruttato, finalmente, un album, “L’onda vertebrata”, che recupera materiale composto nel periodo 1990-1997 e registrato nel 2009.
Il nucleo della band che ha partecipato alla registrazione vede presenti Franco Sciscio alla voce, Giuliana Di Mitrio come mezzosoprano, Maria Mianulli al flauto, Francesco Manfredi al clarinetto, Michele Motola e Gianfranco Menzella al sax, Francesco Panico alla tromba, Francesco Tritto al trombone, Tommaso De Vito Francesco al basso e all’oboe, Michele Fracchiolla alla batteria e alle percussioni, Pino Manfredi al piano e alle tastiere, Rocco Lomonaco alle chitarre (e autore di tutte le musiche), Duilio Maci al violino e Angela Schiralli al violoncello. Una rosa bella ampia ed una strumentazione ricchissima per un lavoro che presenta cinque composizioni, talvolta di lunga durata e suddivise in più tracce, e due bonus tracks. E tuffiamoci nel mondo musicale del Breznev Fun Club, che si mostra avvincente fin dai primi secondi del brano di apertura “Ludiche ecchimosi” (5 danze immaginarie)”, quando i suoni e le vocalità che arrivano alle nostre orecchie ci riportano immediatamente alla scuola di Canterbury, quella più delicata e con riferimenti a Robert Wyatt e agli Hatfield and the North. Si parte, in pratica, come una sorta di “Calyx” moderna, ma ben presto il sound si fa più vivace e vostra le varie sfaccettature del Breznev Fun Club, puntando su un accurato mix in cui jazz-rock, classica moderna e avanguardia camminano a braccetto. E’ davvero un piacere ascoltare le evoluzioni sonore di questa prima composizione e delle cinque tracce in cui e suddivisa, tra slanci melodici gradevolissimi, crescendo asfissianti, attimi più rilassati, dinamiche elettroacustiche ricche di fascino, con intrecci strumentali mozzafiato in cui i fiati e la chitarra regalano delizie continue. In questi primi dieci minuti emerge soprattutto il lato jazz-rock del Breznev Fun Club, quello che può avere come termine di confronto l’ala canterburiana in cui si muovevano Hatfield and the North prima e National Health poi. Ma nel prosieguo dell’ascolto viene fuori anche il lato più sperimentale della band, che sembra inoltrarsi, perfettamente a suo agio, anche in territori R.I.O. e qui il paragone va fatto indubbiamente con gli Henry Cow. Le parti vocali, probabilmente pensate anche per le performance dal vivo, sono spesso recitate, facendo spuntare anche dall’ascolto le caratteristiche teatrali del gruppo e soprattutto del cantante, autore dei testi folli/surreali/ironici.
E’ forse questo l’aspetto più “ostico”, per così dire, del Breznev Fun Club, che potrà fare la felicità di molti ascoltatori, ma che potrà al contempo frenare l’indice di gradimento di altri. “Il folletto di cera” è un piccolo gioiello di quattro minuti e mezzo, in cui si intravedono proprio questi aspetti bizzarri, che sembrano unire enfasi e musica da camera. Le altre composizioni seguono le caratteristiche finora indicate, passando dalla vivacità jazz-rock di “Inseguito dai creditori”, dove la chitarra di Lomonaco viaggia spedita, alternandosi con fiati e piano, a “Tre pezzi brevi”, in cui si possono notare vaghe somiglianze con gli spunti sinfonici contemporanei di ensemble quali Gatto Marte e After Crying o dell’Anthony Phillips più orchestrale, fino alla piece de resi stance finale con i venti minuti di “L’onda vertebrata”, in cui c’è di tutto e di più! Per troppo tempo il Breznev Fun Club è stato solo un gruppo da concerto; con la pubblicazione di questo cd finalmente la loro musica può raggiungere tutti ed era ora, perché stiamo parlando di un album meraviglioso e di un altro gruppo, dopo il Picchio dal Pozzo, che prova a lanciare dall’Italia la magia del Canterbury sound, mantenendo comunque una personalità particolarmente spiccata.


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Peppe Di Spirito

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