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I SALIS Seduto sull’alba a guardare EMI CiTiPi 1974 (AMS/BTF 2010) ITA

Se esiste un cognome con il quale si identifica la musica in Sardegna, questo è Salis. Comunissimo e diffuso in tutta l’isola, per anni ha rappresentato diversi modi di suonare e comporre, tutti più o meno legati al rock progressivo: dal jazz del pianista-fisarmonicista Antonello Salis (due album con i Cadmo negli anni ’70, il primo dei quali ristampato da BTF), al pop-rock etnico cantautoriale di Piero Salis (inizialmente con il Gruppo 2001 e poi come solista con il nome d’arte di Piero Marras) sino ad incarnare addirittura una sorta di microgenere, il cosiddetto “Santa Giusta Sound” con i Salis dei fratelli Antonio (Tonietto) e Francesco.
Dopo aver fatto parte negli anni ’60, insieme a Benito Urgu, dei Barritas, con il quale hanno creato un divertente e riuscito beat in salsa “pastoral-demenziale”, i Salis (con variazioni del nome in Salis’n’Salis, Salis & Salis e I Salis) sono esistiti come gruppo in due fasi temporali differenti: tra il 1970 ed il 1972 la prima, tra il 1978 ed il 1980 la seconda, per poi riformarsi successivamente sino ad arrivare a pochi anni prima della scomparsa di Francesco nel 2007. Durante tutti questi anni, i due fratelli e gli altri musicisti che li hanno accompagnati nel frattempo, hanno fatto musica con professionalità, mantenendo sempre un’elevata qualità di composizioni, arrangiamenti ed esecuzione, e abbracciando in tre album pubblicati negli anni ’70 generi come il pop-rock psichedelico, il cantautoriale ed il progressive.
In realtà, dovrebbero essere ascritti al gruppo Salis solamente il primo dei tre album, “Sa vida ita est”, ed il terzo, “Dopo il buio la luce”. Quello di cui parliamo in questa recensione, “Seduto sull’alba a guardare”, è in effetti un lavoro del solo Tonietto, anche se Francesco partecipa alla chitarra e i testi sono del cugino Lucio, altro Salis famoso come produttore discografico, attore e cabarettista. Ed è proprio Lucio a raccontare nei disegni di copertina dell’epoca e nell’introduzione scritta per l’edizione attuale quale fu la genesi delle canzoni, create sugli scogli davanti al mare della Sardegna tra bagni di sole, tuffi in acqua alla ricerca di ricci e serate passate a suonare per locali. Il risultato è un album che rappresenta bene l’atmosfera indolente e malinconica di quei giorni, sia nella musica sia nei testi, splendidamente ingenui e naif ma perfetti nel raccontare semplici storie che si sposano con perfezione alla musica.
Riguardo alla musica, questa non ha molto di progressivo, se non negli arrangiamenti, molto curati, apparentemente scarni nel loro basarsi sull’accompagnamento della chitarra acustica ma in realtà ricchi, con flauti, pianoforte, piano elettrico, sezioni d’archi, organo e tastiere varie (suonate da Dario Baldambembo) e la bella voce roca di Tonietto Salis. Lo stile è fondamentalmente di tipo cantatuoriale, ma evoluto e assolutamente al di sopra della media delle produzioni italiane di maniera degli anni ’70. Alcune canzoni sono entrate a far parte della storia della musica in Sardegna, come “Salis addio” e “Festa mancata”, nelle quali anche la chitarra di Francesco Salis fa sentire la sua voce, altre sono più leggere e disimpegnate ma contengono comunque variazioni capaci di sorprendere (soprattutto “Non cercatemi dove non sono”), altre hanno una struttura marcatamente più rock (“Un uomo” e “Tentazione”) o decisamente più influenzata da un prog d’atmosfera, come “Progresso”, divisa tra parti rilassate e un’accelerazione galoppante, “Il mio dramma è l’età”, “Brio”, e “Gioia”, che in molti passaggi ricorda i suoni tipici del progressive rock italiano dell’epoca.
“Seduto sull’alba a guardare” è un album che dimostra come la capacità di scrivere belle canzoni sia fondamentale, a prescindere dall’inclusione delle stesse in un genere ben definito. Degno di nota per essere anche stato uno dei primi dischi realizzati in quadrifonia in Italia e per essere uno dei più riusciti progetti dell’etichetta sarda La Strega, il disco rappresenta anche un esempio di ciò che sarebbe potuto accadere se l’interesse del pubblico fosse stato maggiore, consentendo così a Tonietto Salis e allo scomparso fratello Francesco di sviluppare una carriera a livello nazionale che il talento posseduto da entrambi gli avrebbe fatto senz’altro meritare.
Da ascoltare nell’attesa di una nuova ristampa degli altri due album a nome Salis che chiuda il cerchio sulla produzione storica di questo grande gruppo.



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Nicola Sulas

Collegamenti ad altre recensioni

CADMO Boomerang 1977 (BTF/AMS 2008) 
I SALIS Sa vida ita est 1970 (OFF 1997) 
I SALIS Dopo il buio la luce 1979 (Giallo Records 1998/2009) 

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