Erano anni che il master di quest’album (o parte di esso, come vedremo) giaceva inerte nei cassetti di un’etichetta discografica, in attesa di una annunciata ma mai avvenuta pubblicazione. Alla fine la luce ha potuto baciare in fronte questo che forse rappresenta l’epitaffio del gruppo fiorentino, uno dei primissimi a segnare la rinascita del Prog italiano sul finire degli anni ’80 e, almeno all’epoca, il più apprezzato in Giappone. Dello storico gruppo non è rimasto che il suo ideatore, fondatore e anima, ovvero Walter Pini, dotato tastierista che alla fine (ma speriamo di no, ovviamente) ha dovuto alzare bandiera bianca e recitare una prece sulla tomba della sua creatura. Prima di ciò il buon Walter è riuscito però a far cantare il suo cigno con un ultimo canto decisamente degno del proprio passato, con il reclutamento dei due ex-Taproban Davide Guidoni e Guglielmo Mariotti, assieme ai quali ha dato vita ai tre brani che sono stati inclusi nel progetto Colossus sulla Divina Commedia (ovviamente uno per ciascuno dei canti in cui si divide l’opera del Sommo ma anche il progetto stesso). Questi tre brani (tutti strumentali e tutti di poco superiori ai 6 minuti) li ritroviamo qui riuniti, subito in apertura: poco da aggiungere per coloro che già sono in possesso dei CD relativi a questo progetto; senz’altro quello che più ricorda i vecchi Nuova Era è proprio il primo (“Lasciate ogni speranza… voi ch’entrate”), anche se nel secondo (“Canto XII” del Purgatorio) è possibile riscontrare alcuni richiami ad ambientazioni del primo album del gruppo.
Finita questa parte introduttiva, veniamo a quello che sarebbe dovuto essere in origine questo CD, ovvero una collezione di versioni alternative e demo, raccolte nel corso di diversi anni. Cominciamo quindi con la remake version di “Dopo l’infinito”, la suite portante dell’album omonimo, uscito nel 1989, registrata nella (effimera) formazione del gruppo formatasi dopo l’uscita de “Il passo del soldato”, con Claudio Rogai al basso e Riccardo Vallo alla voce. La differenza che più risulta evidente rispetto all’originale è rappresentata dalle melodie vocali, decisamente diverse da quelle di Alex Camaiti. Anche alcune linee musicali risultano piuttosto diverse dalla versione dell’album; l’impressione però è che il risultato, pur interessante come variazione sul tema, abbia perso molto del pathos originale di questa composizione.
A seguire possiamo ascoltare la versione demo di “Io e il tempo”, pubblicato (se così si può dire) appunto su demo-tape nel 1987, se non ricordo male. Il bello e il brutto di queste vecchie cassettine lo troviamo tutto in questo brano: passione, sfrontatezza quasi avventata, meravigliosa hybris… ma anche artigianalità, inesperienza e scarsità di mezzi; prendere o lasciare. Dopo questo troviamo una swing version (!!!) di “Io e il tempo”, registrata in versione strumentale con Rogai al basso. Soprassiederei volentieri su questo brano, da prendere più che altro come divertissement. In chiusura troviamo un trittico di brani registrati dal vivo nel 1987, tutti risalenti al primo album, “Cattivi pensieri”, “La tua morte parla” e “Epilogo”. Anche questa registrazione circolava su cassettina a suo tempo e mi era quindi già nota; poco da dire, se non che “Cattivi pensieri” rappresenta forse il pezzo più chitarristico dei Nuova Era, con lo scatenato Camaiti che, specialmente dal vivo, si produceva in un infuocato duetto con le tastiere di Walter.
In conclusione… che dire? Per chi già conosce i Nuova Era questo CD potrebbe rappresentare un valido motivo per ascoltarsi qualcosa di più, dopo tanti anni, da questo gruppo. Tuttavia mi sento di dire che, specialmente per chi già possiede i CD Colossus da cui sono tratti i primi 3 brani, si tratta di una pubblicazione abbastanza inutile che ben poco aggiunge a quanto già si conosceva.