Home
 
LISA LARUE 2KX Fast and blue First People Media 2011 USA

Tipo tosto la signora Lisa LaRue. Dopo 4 album da solista eccola ora con una band ambiziosa e subito un nuovo sforzo creativo “Fast and blue”. Con lei (alle tastiere), ci sono Merrill Hale alla batteria, Steve Adams alla chitarra e al basso (entrambi del duo prog ARZ) ed il più conosciuto John Payne alla voce e al basso (ex Asia e già collaboratore in alcune occasioni della tastierista americana). Ad arricchire il parterre des rois altri nomi importanti del progressive contemporaneo come Ryo Okumoto (Spock’s Beard), Michael Sadler (Saga), Don Schiff (Rockets Scientist) ed altri ancora. Certo i “nomi” non sono tutto ma…
Dopo il delicato e breve brano d’apertura “Mystery of the rose”, subito uno dei pezzi forte dell’album (forse IL pezzo forte): la lunga ed articolata “Prometheus”. Un motivo dominato dalle tastiere della LaRue (e da quelle di Okumoto nella seconda parte del pezzo) che dimostra l’ attenta riflessione dell’artista su quanto di buono fatto dai migliori tastieristi e dai migliori gruppi in ambito progressive negli ultimi 4 decenni. C’è comunque spazio per tutta la band, dai ricami di chitarra elettrica ad una corposa batteria che contribuiscono non poco alla bellezza della composizione. Si fondono le ariose aperture sinfoniche à la Yes con la grazia degli strumentali genesisiani (del mai apprezzato abbastanza periodo a 4 elementi) e, nella seconda parte, il tutto è avvolto e posseduto dalla potenza muscolare dei migliori Spock’s Beard (quelli di qualche anno fa …) ed EL&P (l’egocentrico finale). Canzone (se così vogliamo definirla) che farà la gioia degli amanti del sinfonico sfavillante e narcisistico. Su coordinate molto diverse la band costruisce invece la rarefatta “Tryptych”: brano di soli ricami di violoncello, pianoforte e chitarra acustica che potrebbe star bene in un album di Anthony Phillips. L’altro motivo che supera i dieci minuti è “Jam Jehan Nima”: potente ed epico, ricco di cambi di tempo e con l’intrigante canto benedettino a rendere il tutto ancora più evocativo. Molto emozionante “Lament of the Cherokee/Ruins of home” le cui liriche (recitate da John Payne) sono tratte da un poema di John Howard Payne ed in cui l’anima “nativo americana” di Lisa La Rue emerge evidente. La title track (il primo dei brani cantati) è anche l’episodio meno riuscito dell’album: molto AOR/Asia- oriented, quasi un corpo estraneo in un lavoro sin qui molto valido.
Leggermente meglio “Recurring dream” (qui l’ex Asia duetta con Michael Sadler dei Saga ) anche se netta è la sensazione che la band dia il meglio nelle lunghe e articolate parti strumentali e che la voce di Payne possa andare bene con un approccio più easy-listening di cui non c’è traccia per buona parte del lavoro in oggetto.
Io, con “Prometheus” e “Jam Jehan Nima”, ho già scelto da che parte stare…


Bookmark and Share

 

Valentino Butti

Collegamenti ad altre recensioni

2KX Sussuration (EP) 2014 

Italian
English