Home
 
TIRILL Nine and fifty swans Fairy Music 2011 NOR

Come le ombre della sera che si allungano in maniera impercettibile, simili a un ricamo, sul candido manto nevoso, questa musica fluisce in maniera carezzevole, in punta di piedi, conquistando l’ascoltatore attraverso spunti delicati, movimenti invisibili, parole sussurrate e arrangiamenti fragili. Il nostro piccolo mondo Prog conosce Tirill Mohn soprattutto in relazione al contributo reso nel bell’album di esordio dei White Willow, “Ignis Fatuus”, e poi per un delizioso album solista, uscito nel 2003. Gli anni che seguono Tirill li ha passati a comporre musica per un nuovo album ma nel 2008 questo progetto ha subito una battuta di arresto a causa della morte del proprietario della Wild Places, la piccola etichetta discografica che aveva curato l’uscita del suo disco “A Dance With the Shadows”, così come la meravigliosa ristampa di “Parallelograms” di Linda Perhacs. La scelta è stata quindi quella di aprire una nuova etichetta con le proprie forze per curare sia la pubblicazione di questa nuova uscita che la ristampa del vecchio album solista. E infine eccoci qui, come se il tempo fra questi due album, così intimamente legati da un delicato filo di comune ispirazione, non fosse passato affatto.
Come con la caduta della neve tutto si attutisce, suoni, colori e vibrazioni e la vita sembra scorrere più lenta, così queste composizioni, intimistiche e cantautoriali, rompono in maniera esile e discreta il silenzio. Un album così poetico non poteva trarre ispirazione che dalla poesia stessa e in questo caso il viaggio avviene fra le composizioni del poeta irlandese William Butler Yeats che vengono interpretate dalla voce delicata di Tirill, come se le parole fossero sussurrate al fuoco di un camino che arde in una stanza semivuota, alla neve che cade o a un cielo stellato. Il tessuto musicale c’è ma è quasi trasparente e persino più delicatamente delineato rispetto al precedente album: sono stati chiamati a collaborare numerosi musicisti al violino, violoncello, basso, chitarra elettrica e flauto e la stessa Tirill suona la chitarra acustica, presenza costante in questo album, il Mellotron, il violino e fornisce qualche elemento percussivo, ma il risultato è qualcosa di appena tratteggiato che fa da ricamo alla voce della cantante e quindi ai versi di Yeats. Si mescolano vaghi umori psichedelici e tenui ombreggiature folk che ci riportano soprattutto al freddo nord più che ai verdi prati irlandesi che vengono indistintamente rievocati attraverso qualche linea dolce di flauto, da elementi percussivi che potrebbero ricordare il bodhran, o dalle voci gaeliche dell’ospite Johanne Gallagher. Ancora una volta si possono percepire alcune delle radici del sound dei White Willow ma non è in quella direzione che dobbiamo guardare: questa è essenzialmente un’opera cantautoriale e forse lo spirito più appropriato è proprio quello dell’album della Perhacs citato all’inizio. Quella di Tirill non è l’unica voce che possiamo ascoltare in questo album ma intervengono anche alcuni interpreti maschili a fare da contrappunto in qualche occasione, sempre in maniera sussurrata, come Dagfin Hobœk in “O do not love too long”, la traccia di apertura, e in “Parting” oppure come Audun Kjus (artefice degli arrangiamenti di flauto) nel bel pezzo di chiusura. Queste presenze sembrano quasi degli spettri che si agitano sommessi nell’ombra, le cui voci sono come trasportate dal vento, e accrescono il senso di malinconia e solitudine che questa musica così onirica ispira.
Questo album molto breve, appena 37 minuti per un totale di dieci tracce, brilla per la sua sottile eleganza, per i suoni prevalentemente acustici (ancora di più che in passato), quasi trasparenti, per un’esibizione vocale emozionante che dà l’idea di intimità, freschezza e persino timidezza. Canzoni semplici, poesia e la fragilità di una bolla di sapone: questo è quello che serve per sognare ad occhi aperti


Bookmark and Share

 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

TIRILL A dance with the shadows 2003 
TIRILL Um himinjǫður 2013 
TIRILL Said the sun to the moon 2019 
WHITE WILLOW Ignis fatuus 1995 

Italian
English