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FEEDFORWARD Upstream Nightmare Records 2011 NL

Nati all’inizio dello scorso decennio, con all’attivo l’esordio “Barefoot & Naked” pubblicato nel 2006, gli olandesi FeedForward giungono solo ora alla seconda prova discografica, dopo un cambio di vocalist dovuto al trasferimento in terra finnica della cantante originale Biejanka.
Come molte altre band connazionali che possono vantare una front-woman (mi vengono in mente Within Temptation, Stream of Passion, The Gathering…), i FeedForward utilizzano un linguaggio di base di stampo metal (ma non sul versante “gotico”, come in alcuni degli esempi citati) per arricchirlo di volta in volta di influenze pop radiofoniche, progressive, AOR, senza mai perdere di vista il gusto per un rock melodico di buon impatto e suonato come si deve.
La band si affida in modo paritetico alle capacità del chitarrista Mario e del tastierista Job, supportati da una sezione ritmica che non impressiona e dalla piacevole voce femminile di Patrice, che evita qualsiasi virtuosismo o eccesso fornendo una buona prova e riuscendo a ritargliarsi i suoi spazi in arrangiamenti che evitano saggiamente di soffocarne il contributo.
Dall’iniziale “Deepest thoughts” si comprende che i punti di forza dei FeedForward risiedono nella capacità di forgiare melodie semplici ma facilmente memorizzabili, nella relativa sobrietà degli impasti strumentali, dove la chitarra elettrica si ritaglia spazi solistici liquidi e cristallini e il pianoforte sottolinea le melodie con arpeggi e rifiniture, lasciando qualche spazio al synth (dalle timbriche non sempre azzeccate, e un po’ troppo eighties c’è da dire… il temuto “effetto Europe” è a volte dietro l’angolo!). Bisogna ammettere che la costruzione dei brani e la loro similitudine di fondo rischia di trasformare l’opera in una sequenza di variazioni sul tema, ma quest’impressione viene un po’ meno dopo un buon numero di ripetizioni dell’ascolto – detto questo, il nostro quintetto olandese non brilla certo per eclettismo: avendo trovato una sua formula abbastanza personale, tende a ripeterla ad libitum.
E’ difficile in questi casi segnalare un brano piuttosto che un altro, se non ci sono cadute di stile, d’altro canto manca anche l’episodio che ci fa balzare sulla sedia dalla sorpresa: apprezzabile però il modo in cui la band riesce a dilatare lo sviluppo dei brani quando si concede durate più estese: sia “As one” che la conclusiva “For now” si aggirano nei dintorni dei 10 minuti di lunghezza e pur non variando di molto gli schemi, è come se i brani - riuscendo ad evitare la solita compressione temporale - finiscano per dire ciò che vogliono in modo più compiuto: nel primo caso abbiamo una ballata classica, pianistica, con tanto di assolo in stile Rothery; nel secondo torna qualche influenza marillioniana, o più genericamente di new-prog della vecchia scuola (è un controsenso lo so, ma ormai gli anni ’80 sono remoti), la prima associazione che ho fatto è stata quella con gli americani Ilúvatar, forse per le nostalgiche linee di piano… insomma, questi due episodi fanno sperare ragionevolmente in un futuro che veda i FeedForward abbandonare un’accettabile mediocrità e ne metta in risalto la vena creativa. Questo “Upstream”, in tal senso, è ancora un capitolo interlocutorio.



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Mauro Ranchicchio

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