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BALÁZS WINKLER Tárt ablak/Open window Periferic Records 2007 UNG

In teoria è difficile parlare di un disco come questo senza avere basi musicali colte. Perlomeno dovrebbe esserlo facendolo in maniera colta, cioè riferendosi ad autori contemporanei, all’armonia, alle strutture ed alla sostanza musicale, insistendo negli ascolti sino a far scattare nel cervello quei meccanismi che consentono di assuefarsi forzatamente ai passaggi più ostici. Per fortuna Balázs Winkler in questo caso sembra venirmi incontro, forse conoscendo inspiegabilmente la mia ignoranza in materia e confezionando un lavoro inseribile, presumibilmente, nel filone della musica classica contemporanea di semplice fruizione, consentendomi quindi di scrivere sull’emozione che provo mentre ascolto lo strumento musicale più bello del mondo senza dover per forza fare finta di apprezzare qualcosa che non mi piace.
“Tárt ablak/Open window”, fortunatamente, mi è piaciuto da subito. Si tratta di un disco che il tastierista-trombettista degli After Crying dedica al pianoforte ed alle sfumature musicali che si possono creare componendo con esso. E forse anche con il computer. Si avverte infatti ogni tanto l’impressione che la precisione e la velocità con cui le note vengono fuori dai diffusori abbia qualcosa di inumano. D’altronde, lo stesso Winkler si attribuisce nel libretto del cd il ruolo di pianista e programmatore, finendo per rendere impossibile capire se le partiture sono suonate o eseguite dal computer. In fin dei conti non è importante; l’idea di fondo dell’album è chiaramente incentrata sulla composizione più che sull’esecuzione, nonostante la presenza di alcuni musicisti che si occupano in certi brani di suonare gli strumenti ad arco.
Le composizioni sono brevi, quasi tutte sotto i tre minuti di durata, e sono incentrate su uno stile che lascia spazio alla melodia, anche se mai in maniera facile e prevedibile. Pure quando sembra che le note scorrano fluide a chiudere scale ed incastri in modo consueto e rassicurante, Winkler inserisce variazioni che spiazzano l’ascoltatore, arrivando a far quadrare il cerchio in maniera “obliqua” e non prevedibile. "Il risultato è nettamente superiore a quello presente nei dischi di musica per piano di autori conosciuti e pubblicizzati che trovano tanto favore nel pubblico abituato a facili ascolti. Nei diciannove titoli di cui è composto il lavoro si passa da brani nervosi e dall’incedere turbinoso ad altri più rilassati, allegri, meditativi o malinconici. Anche le tracce in cui compaiono gli archi riescono ad evitare il classicismo becero di maniera. Gli strumenti a corda contribuiscono a creare atmosfere ricche e definite, integrandosi alla perfezione con il pianoforte e permettendo al risultato finale di essere coerente, non solo un inutile esercizio di stile sullo strumento.
“Open window” è, in definitiva, un album ragionato in ogni aspetto e sino all’ultima nota, ma non per questo sofferente della mancanza di pathos o di eccessiva freddezza. Per apprezzarlo a fondo è necessario un ascolto attento e dedicato, anche per evitare il rischio che diventi, ingiustamente, un semplice sottofondo strumentale.


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Nicola Sulas

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