Home
 
FERENC TORMA Pusztába kiáltok (I cry in the wilderness) Periferic Records 2011 UNG

Lo avrete sicuramente riconosciuto, Ferenc Torma è il chitarrista e tastierista degli After Crying, qui impegnato nella sua prima fatica da solista. Questo album non è però il solito saggio di tecnica e bravura che ci si attende da un chitarrista ma un’opera compiuta, ben disegnata e orchestrata, che si avvale del contributo di numerosi musicisti. In sostanza ritroviamo molte delle idee, in materia di composizione ed arrangiamento, tipiche degli After Crying ed in particolare si possono ben apprezzare le loro favolose commistioni fra il rock, con i suoi suoni elettrici e moderni, e la musica contemporanea. Questo album è dedicato alla vita di San Giovanni Battista ed i testi (nel booklet è presente anche la traduzione in inglese) sono ricchi di citazioni bibliche. Ne consegue che anche il sound, pur nella sua accattivante modernità, è ricco di riferimenti liturgici, con bellissimi inserti di organo, suonato dallo stesso Ferenc, e parti corali. Numerosi sono gli elementi orchestrali, con un totale di sedici ospiti che comprendono anche i compagni degli After Crying Zsolt Madai alla batteria e Balázs Winkler alla tromba.
A questo punto avrete capito che il legame col gruppo madre è forte anche se questo album mette in risalto principalmente la personalità di Ferenc Torma. La brevissima traccia introduttiva, che si apre con una cupa polifonia, è cantata proprio da lui, mentre, già nella successiva “By the River”, viene messa subito in evidenza la chitarra elettrica con un sound robusto e decisamente Crimsoniano in cui si innestano oscuri sinfonismi, disegnati in questo caso prevalentemente dai synth. In linea generale l’album presenta un gradiente elettrico che progressivamente si diluisce in favore dei suoni d’orchestra, iniziando in maniera robusta, con tracce come quella appena citata o come la successiva, “Viper’s Breed”, cui gli strumenti classici contribuiscono solo con qualche arricchimento timbrico, per finire con la conclusiva “Anthem”, una composizione liturgica solenne dominata da archi e piano, con parti corali angeliche ed un feeling romantico. Ne consegue che questo album si presenta come un’opera estremamente variegata ma che comunque non manca di continuità, grazie al filo conduttore del concept, al ricorrere di temi liturgici, e alla graduale trasformazione subita dalla musica. Fra gli episodi che preferisco cito nuovamente “Viper’s Breed”, dal taglio avanguardistico, con belle dinamiche, trame ritmiche jazzy, suoni spigolosi e chitarre Frippiane ma anche lo strumentale “Doubtless” con i suoi fiati imponenti, e soprattutto “Which way to turn” che ci riporta ai primi After Crying. In “Prayer”, collocata al centro dell’album, i suoni si fanno decisamente più minimali ed orchestrali, si viene a perdere il contributo ritmico e le linee melodiche sono qualcosa di indefinito, disegnato dagli archi, e sembrano quasi innalzarsi verso l’alto, come volute di incenso che lentamente si dissolvono. In John’s Prayer”, un pezzo per piano e orchestra, abbiamo a che fare con una pura composizione classica che potrebbe ricordare Liszt per la sua dolce drammaticità. “Reed swayng in the wind” è una curiosa combinazione fra cori polifonici sacri, con voci di fanciulli, e sonorità prog di tastiere che possono ricordare qualcosa del repertorio del collega Csaba Vedres. Sorvolerei clamorosamente “The last party”, un trip dance elettronico con cori campionati davvero disturbanti che per fortuna rappresenta un episodio unico nel contesto di un album molto particolare ed elegante. Molto meglio la minimale “Kyrie”, con una voce angelica che canta su una base appena disegnata dalla chitarra classica che precede la conclusiva “Anthem” alla quale abbiamo già accennato.
La durata complessiva è di soli 47 minuti e la presenza di numerose sequenze minimaliste ed orchestrali può dare l’idea di un prodotto non troppo ricco. In effetti dovete pensare che non si tratta di una raccolta di canzoni ma di un’opera con una vista di insieme che ha un suo graduale sviluppo che parte dal rock ma che ci porta verso altri sentieri in cui dominano visioni musicali diverse. Si tratta di un album con interessanti contaminazioni, molto personale, apprezzabile per la ricerca di accostamenti decisamente particolari che partono dal linguaggio degli After Crying che ben conosciamo ma che acquistano una connotazione del tutto diversa. Sicuramente questo album sviluppa degli aspetti che mi piacerebbe vedere in forma più ricercata ed approfondita proprio negli After Crying e chissà che qualcuno non ascolti questo mio desiderio; nel frattempo anche voi potrete procurarvi questo disco come interessante complemento alla loro discografia


Bookmark and Share
 

Jessica Attene

Collegamenti ad altre recensioni

AFTER CRYING Föld és ég 1994 
AFTER CRYING Elsö évtized 1996 
AFTER CRYING De profundis 1996 
AFTER CRYING 6 1997 
AFTER CRYING Almost pure instrumental 1998 
AFTER CRYING Struggle for life 1999 
AFTER CRYING Bootleg symphony 2001 
AFTER CRYING Show 2003 
AFTER CRYING Live (DVD) 2007 
AFTER CRYING Creatura 2011 
AFTER CRYING XXV Jubileumi concert / Anniversary concert (2CD + DVD) 2013 

Italian
English