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TROY DONOCKLEY Messages - A collection of music 1998-2000 Lantern Music/ Gonzo Multimedia 2011 UK

I nostri lettori rammenteranno Troy Donockley essenzialmente nella line-up degli Iona ma in realtà la sua carriera musicale è molto ricca di collaborazioni, fra cui ricordiamo quelle con Nightwish, Mostly Autumn, Enid, Magenta ed Alan Stivell, solo per citare gli artisti più vicini al nostro mondo musicale. Troy è riconosciuto come un grande virtuoso delle Uillean Pipes e del Low Whistle anche se in realtà è un abile multi strumentista che ama cimentarsi anche con tastiere, bouzouki, mandolino, chitarre acustiche ed elettriche. La sua discografia comprende tre bellissime opere soliste con “The Unseen Stream”, pubblicata nel 1998, “The Pursuit of Illusion” del 2003 ed infine “The Madness of Crowds” del 2009. Questa raccolta pesca in maniera sparsa da questi album con l’aggiunta di due inediti, “For Him who will Never Return” e “Dunmail Rising”, per un totale di dieci tracce. I pezzi sono stati scelti in maniera tale da fornire una panoramica completa sul repertorio di Troy e sono stati collocati uno accanto all’altro a formare un discorso musicale continuo e coerente. Non vi sembrerà in sostanza di ascoltare un’antologia in cui si cambia continuamente situazione ed umore ma un’opera a sé stante che si basa su atmosfere meditative e celestiali, unite dallo stesso feeling romantico e sognante. Le linee folk celtiche vengono utilizzate come una specie di ricamo in un contesto molto classico con vistosi ma sempre eleganti elementi di musica da camera e musica sacra. Strumenti tradizionali come le Uillean Pipes o il Low e lo High Whistle si mescolano così ad ampi cori di violini, chitarre arpeggiate, pianoforte, arpa, con il contributo in qualche occasione di voci angeliche femminili, fra le quali riconosciamo quella di Joanne Hogg, per esempio nella stupenda “The Pursuit of Illusion”, arricchita anche da un quartetto d’archi. A volte le atmosfere si fanno così diradate e meditative da ricordare certi scenari ambient o new age ma, seppure nella loro estrema pacatezza, gli arrangiamenti si mostrano di respiro ampio e allo stesso tempo ricchi e curati. Dallo stesso album viene tratta la delicata “Fragment”, sempre con Joanne Hogg alla voce che in questo caso si mescola ai cori degli York Cantores in un pezzo mistico e spirituale. Più folkish è un pezzo come “Orkahaugr” con il bouzouki che dona vibrazioni mediorientali che si fondono con sensazioni celtiche mediate soprattutto dai flauti e dalle Uillean Pipes. Il brano si articola lungo undici minuti di durata in un viaggio morbido che porta verso sentieri più elettrici che ricordano molto gli Iona. Per chi conosce già Troy e le sue tre opere da solista questo album non riserva certamente, per la sua stessa natura, sorprese e, per quanto siano belle, soprattutto l’imponente e suggestiva “Dunmail Rising”, le due bonus, direi che l’acquisto del disco può essere dispensabile. Se invece non avete avuto modo di assaporare i lavori di questo abile musicista direi che potreste fare vostro senza indugi questo album, soprattutto se vi piace l’idea di un tipo di musica che può essere vista come affine a quella degli Iona ma molto più classicheggiante e depurata della maggior parte degli elementi pop-rock, in favore di un sound più avvolgente ed ascetico. Essendo poi questa la summa del repertorio di Troy troverete questo album, che tra l’altro ha un sound davvero maestoso, decisamente denso di idee. Un unico appunto va fatto alla confezione, un digipack molto essenziale purtroppo privo di note.


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Jessica Attene

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