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NOTTURNO CONCERTANTE Canzoni allo specchio Radici Music Records 2012 IT

Sono passati oltre venti anni da quando un manipolo di gruppi, con passione e diversi gradi di talento, provava a riportare e rilanciare il progressive rock in Italia. Dopo tutto questo tempo, tali artisti sono diventati quasi dei nuovi miti per gli appassionati e nomi come Nuova Era, Malibran, Eris Pluvia, Ezra Winston, Deus Ex Machina, ecc. sono diventati praticamente basilari per chi prova a seguire l’evoluzione che il nostro caro prog ha avuto da quel periodo fino ad oggi. Tra le band che si affacciavano in quel panorama c’erano anche i campani del Notturno Concertante, che hanno sempre puntato su una proposta elegante, lontana dai supertecnicismi e che non ha mai perso di vista la melodia in composizioni squisitamente costruite. Sono passati ben dieci anni dal precedente album “Riscrivere il passato” ed ecco che Lucio Lazzaruolo e Raffaele Villanova, allargata la formazione con l’entrata di diversi altri musicisti (e quindi arricchendo l’organico strumentale di fiati, violino, fisarmonica, nonché di un cantante solista) si ripresentano con “Canzoni allo specchio”. Nel corso di questi due lustri i musicisti hanno ampliato i loro orizzonti e, pur senza far perdere certe caratteristiche della loro musica, evidenziano questa voglia di lanciarsi verso nuovi lidi. Così, il Notturno Concertante “osa” un po’ più rispetto al passato e cerca un processo di contaminazione musicale ad ampio raggio, evidenziando una evoluzione particolare, che proveremo a descrivere andando ad esaminare i contenuti del cd. L’opener “Ahmed l’ambulante” (con testo di Stefano Benni) ci mostra subito le nuove direzioni esplorate dal Notturno Concertante, con ritmi, melodie e intrecci strumentali che spingono, in oltre sei minuti, verso una world-music con gustosi sapori d’Oriente. Un linguaggio sonoro quindi universale, orecchiabile, ma ricco di sfaccettature, con il violino a ritagliarsi spazi importanti ed una componente folk-rock sempre bene in vista. “Young man gone West” è un brano strumentale acustico, su ritmi molto vivaci, mentre lo spirito latino di “Come il vento” sembra gettare un ponte tra il Mediterraneo e il Messico di Santana ed è chiaramente presente anche in “La milonga di milingo”, con ritmi sudamericani e melodie vagamente jazzistiche. “On growing older” è un saggio di Lazzaruolo alla chitarra e segue un po’ la scia dei suoi lavori solisti, creando una base acustica su cui si inseriscono belle orchestrazioni, nelle quali spicca il lavoro del violoncello, del clarinetto e del piano. “Lei vede rosso” è caratterizzata da un orientamento pop nei momenti cantati, ma termina con un’ottima parte strumentale in cui i musicisti fanno valere la loro bravura e ispirazione e con la chitarra elettrica in bella evidenza. Brani come “Le anime belle” (splendidi i contrasti tra chitarra elettrica, violino e piano), “The price of experience” e “Canzone allo specchio” mostrano invece il maggior legame con i vecchi lavori del Notturno, per merito di quell’eleganza cui facevamo cenno in precedenza, mantenendo comunque questa personale nuova ricerca orientata alla world-music. Il finale è affidato al breve tassello “Ark en ciel”, meno di due minuti di note dolci e malinconiche, di chitarra e pianoforte. L’album è dedicato alla memoria di Antonio D’Alessio, bassista della band dal 2002 fino alla sua prematura scomparsa nel 2008 ed è presentato in una bellissima confezione digibook, con tante note, foto, i testi delle canzoni e le belle illustrazioni di Fabio Mingarelli. Pur con il nuovo indirizzo musicale descritto, il Notturno Concertante convince pienamente e ci regala dieci canzoni che, tra world-music, cenni di prog romantico, una prevalenza di timbri acustici, squisite melodie e arrangiamenti raffinati, riportano in auge un nome caro a molti progfan.



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Peppe Di Spirito

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