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ALPHATAURUS Live in Bloom AMS 2012 ITA

Nel vivace mondo del progressive italiano dei Seventies, com’è ben noto ai cultori, sono stati molti i gruppi che hanno animato la scena come meteore. Un album, qualche concerto, poi l’oblio fino alla riscoperta di quel panorama negli anni ’90. A distanza di circa quarant’anni da quel periodo sembra che la voglia di tornare in carreggiata da parte di molti di quelli che allora erano ragazzi carichi di passione cresca sempre più: Latte e Miele, Murple, il Cerchio d’Oro, Raccomandata con Ricevuta di Ritorno, Garybaldi sono solo alcuni dei nomi che, a sorpresa, sono “resuscitati” di recente accendendo sovente un mix di entusiasmo, speranze e perplessità. Nel corso di una Progvention, festival che con una certa frequenza si tiene a Mezzago, nel milanese, il 6 novembre 2010 c’è stato anche il ritorno degli Alphataurus.
Era il 1973 quando questa band sfornava un disco omonimo molto apprezzato, basato su un rock sinfonico di buona qualità, in cui erano spesso le tastiere ad andare in primo piano e a guidare composizioni ariose che mostravano in pieno lo spirito di ricerca e contaminazione dell’epoca. Iniziarono a registrare anche un secondo album, che però non vide mai la luce, e solo alcuni nuovi pezzi strumentali furono riesumati nel 1992 per la pubblicazione del cd “Dietro l’uragano”. Il resto è storia dei giorni nostri: Pietro Pellegrini (tastiere), Giorgio Santandrea (batteria) e Guido Wasserman (chitarra e voce), già membri del gruppo originale, decidono di rispolverare il nome Alphataurus, completando la line-up con i colleghi Andrea Guzzetti (tastiere e voce), Fabio Rigamonti (basso e voce) e Claudio Falcone (voce).
Sul palco della Progvention, la nuova formazione sfodera una prestazione piacevolissima, eseguendo tutti i brani del disco del 1972, ai quali si aggiungono nuove versioni di “Ripensando e…” e “Valigie di terra”, presenti nel cd del ’92, ma in questa occasione arricchiti di nuovi arrangiamenti e, per il secondo citato, anche di parti vocali. La performance viene registrata ed è oggi disponibile in un live album che ci fa apprezzare nuovamente la musica del gruppo. Viene così confermato in pieno quel rock sinfonico che, come non di rado accadeva, tendeva a prendere spunto dai grandi maestri inglesi (in questo caso Emerson, Lake & Palmer è il primo nome che viene in mente) e contemporaneamente a rendere più “mediterranea” la proposta, attraverso carezze melodiche tipicamente italiane. I riferimenti classicheggianti degli Alphataurus in questo concerto forse vengono a galla ancora di più, anche grazie alla presenza di due tastieristi.
Certo, più passa il tempo e maggiore diventa la tentazione di fare uso della parola “nostalgia” quando si parla di questi eventi, ma è indubbio che chi ha sviluppato una forte passione per il prog della nostra penisola non può rimanere indifferente all’esibizione che il gruppo ha fornito al Bloom. Per di più c’è da ricordare che non si è trattata di una reunion estemporanea, ma di un ritorno in carreggiata vero e proprio, al punto che si attende anche un nuovo disco in studio prossimamente e le premesse che ci fanno sperare di ascoltare qualcosa di buono ci sono tutte.


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Peppe Di Spirito

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