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MOGADOR Absinthe tales of romantic visions Mentalchemy Records 2012 ITA

La politica dei piccolo passi. In avanti ovviamente… E’ la strada dal trio dei Mogador. Dopo il piacevolmente acerbo esordio omonimo del 2009, il raffinato concept “All I am is of my own making” dell’anno successivo aveva mostrato una band in notevole crescita stilistica e di personalità.
Sensazione che “Absinthe tales of romantic visions” non può che confermare ed avvicinare il gruppo alla piena maturità.
Sempre in tre, ma con Paolo Pigni (basso) rimpiazzato da Marco Terzaghi (voce) oltre agli “storici “Luca Briccola (chitarre, tastiere, basso, flauto e orchestrazione)e Richard Allen (batteria e voce).
Come sottolineato nelle note di copertina il filo conduttore dell’album è rappresentato da liriche di artisti (Baudelaire, Wilde, Blake…) che avevano una certa “familiarità” con l’assenzio del titolo.
Paradossalmente il primo brano è interamente strumentale ed ispirato da un quadro del pittore romantico Caspar David Friedrich “Due uomini che contemplano la luna”. “Whispers to the moon”, questo il titolo, è il biglietto da visita dei nuovi Mogador ed evidenzia il talento di Briccola nella costruzione di raffinate, sognanti ed articolate partiture, non distante da certe soluzioni di Fabio Zuffanti con i suoi Höstsonaten.
“Absinthe tales….” non lascia indifferenti anche per la capacità camaleontica della band di affrontare suggestioni diverse: l’hard chitarristico confezionato per “Dreamland”, la delicatezza virginale di “She sat and sang” (con liriche di Christina Rossetti), i Fairport Convention rivisitati ed inaspriti in “Where were ye all”.
“Hardships” naviga anch’essa tra introspezioni acustiche e corposità heavy mentre la brevissima (meno di un minuto) “The sick rose” vede la presenza alla voce di Jon Davison (Glass hammer-Yes) per un cameo di gran classe.
Meno ricchi di fascinazione i brani finali. In particolare ha un po’ il sapore dell’incompiuta, o meglio, del convenzionale ,“Prometheus“ la suite conclusiva, vicina alle sonorità sviluppate nei primi due album. Tutto ciò non toglie valore all’album che si pone fra le uscite più valide del 2012 del progressive italiano.
Proprio bravi. Chiudiamo con una nota di campanile: finalmente un valido gruppo prog comasco!!


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Valentino Butti

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