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ELMO KARJALAINEN Unintelligent designs KC Sound 2012 FIN

Chitarrista finlandese ritenuto in patria tra i migliori nell’ambito del metal, Elmo Karjalainen si è guadagnato la meritata fama sui due lavori pubblicati con i Deathlike Silence (al n. 39 e 21 della top 40 finnica). Impegnato al momento anche in altri progetti, il guitar-hero scandinavo giunge all’esordio solista pubblicando un lavoro che contiene addirittura 16 pezzi strumentali, la cui gestazione è stata parecchio lunga (tra i dieci ed i quindici anni). Un’impostazione che risente molto di quella della band originaria, una durezza “metallica” resa comunque melodica, che in questa nuova veste deve però sopperire all’assenza della voce e quindi inventarsi nuove soluzioni espressive.
Elmo, fin dalla presentazione, dimostra parecchio senso dell’umorismo, augurando alla fine di “Headlight Violence” (potente track tipica dello stile neo-classico del dopo Malmsteen) che l’album possa piacere agli ascoltatori. Tra l’altro, la copertina presenta una nota che ribadisce il suo humor ed il senso di autoironia… Si legge, infatti, un parental advisory, in cui si avverte che l’album in questione contiene brani strumentali superiori ai tre minuti e che quindi potrebbe risultare completamente indigesto per qualcuno! Come per dire: «Io vi ho avvisati sul contenuto, se poi lo volete ascoltare per forza non venite a lamentarvi». Un’apertura di spirito che traspare nelle composizioni, le quali per un bel po’ scorrono senza annoiare, anche in virtù del non eccessivo minutaggio. Solo che sedici pezzi strumentali, ad un certo punto, diventano decisamente troppi e a meno che non si stia vivendo un momento in cui si divorano i guitar-heroes oriented album, beh, l’attenzione finisce per calare di colpo. Comunque, c’è da ascoltare “Chromatic Tuna” su tutte, ispiratissima, melodica, dal sound denso ed elaborato, che potrebbe anche essere paragonata alle cose migliori di un certo Carl Varheyen. C’è anche da sentire con attenzione lo sperimentalismo asimmetrico di “The Promised Land of Roundabouts”, le scale irregolari di “The Voices in My Head”, che potrebbe essere ricondotta a Marty Friedman (viene creata davvero l’impressione di avere tante voci che sbattono contro le pareti interne del cranio), o la lunga “Oneself as Another”, ancora con riff duri ma solismi discorsivi al limite del jazzato, presentando nel finale un fluire simil-Camel…
Ci sono poi pezzi duri, sì, ma comunque interessanti, come la già citata “Headlight Violence”, “The Feigning of Altruism” (sempre forte il riferimento al Friedman dell’era Cacophony), il minuto abbondante di “Jammy Jam” in cui viene fatto di tutto (ed anche piuttosto bene), la potente e varia “Lovely Spam” o magari “The Demise of a Karaoke Bar”, più sul versante del famoso “Passion & Warfare” di Steve Vai. Ma ci sono riferimenti anche nei confronti del Joe Satriani più mediterraneo su “The Diddicultist”… Per non parlare della title-track, dove sono presenti i chitarristi Masi Hukari e Antti Härmä o di altri pezzi più melodici…
A questo punto, chi legge potrebbe chiedersi: «Ma quanta roba c’è, qui dentro?!».
Risposta: tanta. Forse fin troppa, come detto sopra. In definitiva, se Elmo avesse pazientato un po’ ed avesse composto qualcos’altro, avrebbe potuto tranquillamente pubblicare due album, entrambi ben bilanciati. Ma tant’è…
Se amate i chitarristi, allora ascoltate tranquillamente questo “Unintelligent Designs”, che contrariamente a quanto suggerisce il titolo presenta diverse trovate intelligenti. Qualcuno vorrebbe tentare il solito giochetto di spacciare l’album nei circuiti prog e la cosa non va affatto.
Elmo Karjalainen è un chitarrista che comunque, nonostante i numerosi riferimenti, ha un proprio stile e lo riassume perfettamente nella sua eterogeneità. Solo per questo, gli andrebbe data una valida chance. Promosso!


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Michele Merenda

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